Dopo che i cinquemila uomini furono saziati, Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. (Mc 6, 45-52)
Questo episodio miracoloso viene considerato epifanico. Infatti il camminare sulle acque burrascose è una dei pochi miracoli presenti in tutti e quattro i vangeli. Ha delle analogie con le apparizioni del risorto e con le teofanie dell’Antico Testamento. Assieme alla trasfigurazione è una manifestazione della gloria divina di Cristo. Ora, Gesù manifesta la sua identità divina quando dice: “Coraggio, sono io”, con chiaro richiamo al nome di Jahvè, che poté udire Mosè sul monte Sinai. A causa del loro egoismo, gli apostoli non comprendono di essere di fronte al Messia, che immaginavano ancora come un potente conquistatore.
La pienezza della divinità di Cristo, si manifesterà solo sulla croce e sarà un centurione romano sul Calvario ad affermare: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio.” Il fatto che fosse salito su un monte a pregare, predice un fatto straordinario. Nella Sacra Scrittura vi sono tre citazione riguardo al cammino di Dio sulle acque – che nell’antico Israele rappresentavano le forze del male verso cui l’uomo è impotente – come di Colui che domina il maligno: “Sul mare passava la tua via e le tue orme rimasero invisibili” (Sal 77, 20), “Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare” (Gb 9, 8), “Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato?” (Gb 38, 16). Gesù procede per la sua strada, infatti “voleva oltrepassarli”, come fece un giorno Jahvè con Mosè nella grande teofania del Sinai, in quanto non è possibile per l’uomo osservare la gloria di Dio, se non come un istantaneo barlume.
Appena Gesù sale sulla barca il vento cessò, ma i discepoli non considerarono questo evento miracoloso. Anche il tal caso vi è una pedagogia che non prevede passi bruschi. Gesù si manifesta gradualmente nella sua divinità, e inizia così nei discepoli un misterioso senso di timore e uno stupore sacro li avvolge, e li condurrà all’adesione piena nella fede in Gesù Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo.