Mercoledì 28 agosto 2024. Il Papa dedica l’udienza generale alla tragedia dei migranti, criticando i respingimenti e chiedendo ai fedeli un atteggiamento solidale anche nella preghiera
di Michele Brambilla
L’udienza del 28 agosto doveva proseguire sui binari delle precedenti, ma Papa Francesco inaspettatamente dichiara che «oggi rimando la consueta catechesi e desidero fermarmi con voi a pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza».
«Mare e deserto: queste due parole ritornano in tante testimonianze che ricevo, sia da parte di migranti, sia da persone che si impegnano per soccorrerli. E quando dico “mare”, nel contesto delle migrazioni, intendo anche oceano, lago, fiume, tutte le masse d’acqua insidiose che tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo sono costretti ad attraversare per raggiungere la loro meta», aggiunge per non focalizzare l’attenzione solo sullo scenario nostrano, sebbene poi egli stesso si concentri proprio sul Mediterraneo.
Il Papa denuncia che «c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai” (Es 22,20). L’orfano, la vedova e lo straniero sono i poveri per eccellenza che Dio sempre difende e chiede di difendere».
«Anche alcuni deserti, purtroppo, diventano cimiteri di migranti. E pure qui spesso non si tratta di morti “naturali”. No. A volte nel deserto ce li hanno portati e abbandonati», insiste il Papa esemplificando. «Nell’epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere: li nascondono. Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà», intendendo chiaramente la civiltà post-moderna occidentale.
Prendendo in mano le Scritture, «il mare e il deserto sono anche luoghi biblici carichi di valore simbolico. Sono scenari molto importanti nella storia dell’Esodo, la grande migrazione del popolo guidato da Dio mediante Mosè dall’Egitto alla Terra promessa. Questi luoghi assistono al dramma della fuga del popolo, che scappa dall’oppressione e dalla schiavitù. Sono luoghi di sofferenza, di paura, di disperazione, ma nello stesso tempo sono luoghi di passaggio per la liberazione». «C’è» inoltre «un Salmo che, rivolgendosi al Signore, dice: “Sul mare la tua via / i tuoi sentieri sulle grandi acque” (77,20). E un altro canta così: “Guidò il suo popolo nel deserto, / perché il suo amore è per sempre” (136,16). Queste parole sante ci dicono che, per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto», condividendo in tutto e per tutto il suo dolore. «Ci farà bene, oggi pensare: il Signore è con i nostri migranti nel mare nostrum, il Signore è con loro, non con quelli che li respingono», continua il Santo Padre.
Quale sarebbe, allora, la soluzione? Secondo Francesco, «su una cosa potremmo essere tutti d’accordo: in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci – e ce ne sono, purtroppo. Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato. Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui».
Il Papa vede «tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti. Questi uomini e donne coraggiosi sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto: quello che uccide i migranti è la nostra indifferenza e quell’atteggiamento di scartare». Se costoro sono quelli che stanno “in prima linea”, «ci sono tanti modi di dare il proprio contributo, primo fra tutti la preghiera. E a voi domando: voi pregate per i migranti, per questi che vengono nelle nostre terre per salvare la vita?».
Salutando i cresimandi di Chiavari, il Pontefice richiama i presupposti di una vita in stato di grazia, ovvero «vi incoraggio a partecipare con fedeltà alla Messa domenicale e ad accostarvi anche al Sacramento della Penitenza, alla Confessione: è l’incontro con Gesù che perdona i nostri peccati e ci aiuta a compiere il bene».
Allargando lo sguardo a tutti i pellegrini, nella memoria liturgica di sant’Agostino d’Ippona «siate assetati della vera sapienza e cercate incessantemente il Signore fonte viva dell’eterno amore».