Il “nihil obstat” a Medjugorje: da Fatima a oggi 

di Don Giovanni Poggiali

La Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede

Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha pubblicato, il 19 settembre 2024, un’importante Nota intitolata La Regina della Pace (1) con cui la Chiesa si è pronunciata «sin qui» sul fenomeno mariano più importante del mondo contemporaneo: le apparizioni mariane di Medjugorje, nella Bosnia-Erzegovina. La lunghezza del tempo delle apparizioni, la diffusione su ampia scala a livello mondiale del messaggio, le conseguenze spirituali e pastorali seguite a tale avvenimento, l’impatto sulla vita di tantissime persone in tutto il mondo fanno di Medjugorje un caso unico nella storia della Chiesa cattolica (2). 

La Nota, presentata con una conferenza-stampa tenuta sempre il 19 settembre dal prefetto del DDF, card. Victor Manuel Fernández, e accompagnata da un’attesa fremente dei giornali e dei social network — riguardo anche alle possibili conseguenze della decisione negativa o positiva della Santa Sede —, è stata voluta da Papa Francesco e ha portato a compimento un lungo itinerario di discernimento in cui hanno preso posizione vescovi, teologi, studiosi e varie commissioni (3). 

Il Pontefice aveva nominato mons. Henryk Hoser (1942-2021) visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje. Come indicato dal comunicato della Sala Stampa Vaticana, si tratta di un incarico esclusivamente pastorale, ora assunto da mons. Aldo Cavalli, che ha la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione (4). La scelta del visitatore, la cura pastorale del luogo delle apparizioni e, ultimamente, la Nota sull’esperienza spirituale di Medjugorje spiegano, una volta di più, la sollecitudine e l’attenzione che Papa Francesco ha rivolto a questo luogo di devozione e di fede.

Le nuove norme per il discernimento

La determinazione «nihil obstat», con cui la nota prende posizione su Medjugorje, è l’espressione più elevata di positività fra i sei pronunciamenti proposti nelle nuove Norme volute dal Dicastero per il discernimento sui presunti fenomeni soprannaturali, ma non implica «alcuna certezza della soprannaturalità del fenomeno» (5). Il nullaosta, infatti, indica che si riconoscono i frutti spirituali e l’azione dello Spirito di una data esperienza, che non vi sono elementi e aspetti particolarmente rischiosi o critici e che il vescovo diocesano è incoraggiato ad apprezzare e a promuovere la proposta spirituale e pastorale che deriva da un particolare evento di grazia. Il fatto che la Chiesa non si pronunci più sulla soprannaturalità o meno di un dato evento spirituale considerato straordinario, pur riconoscendone i frutti e conseguenze positive con nessuna criticità grave, è motivato da divere ragioni descritte nella Presentazione delle norme suddette dal card. Fernández. 

In primo luogo, la revisione dei criteri e dei princìpi operata dalla Santa Sede per stabilire e discernere su presunti fenomeni soprannaturali. I criteri utilizzati finora erano stati approvati dal Papa san Paolo VI (1963-1978) nel 1978. I tempi per le decisioni ecclesiali erano molto lunghi e la revisione normativa iniziò nel 2019 da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, concludendosi nel 2024 con una nuova totale stesura resa definitiva con la pubblicazione del 17 maggio scorso. I vescovi, che avevano l’autorità sui fenomeni all’interno della loro giurisdizione, si esponevano chiaramente su una posizione di soprannaturalità o di non soprannaturalità e questo, secondo le nuove norme, portava i fedeli a credere in modo obbligatorio al fenomeno, a volte apprezzandolo più del Vangelo. Inoltre, ciò portava a pochissime dichiarazioni definitive da parte dell’autorità ecclesiale a causa della lunghezza dei procedimenti e, spesso, l’evento difficilmente restava circoscritto alla diocesi di appartenenza, assumendo dimensioni molto più estese. Era inevitabile anche il coinvolgimento della stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, che normalmente chiedeva invece ai presuli di non essere nominata nel pronunciamento. Quindi, «per non procrastinare oltre la risoluzione di un caso specifico relativo ad un evento di presunta origine soprannaturale, il Dicastero ha recentemente proposto al Santo Padre di chiudere il relativo discernimento non con una dichiarazione de supernaturalitate, ma con un Nihil obstat, che avrebbe permesso al Vescovo di trarre profitto pastorale da quel fenomeno spirituale» (6).

Secondariamente, già l’allora card. Ratzinger (1927-2022), poi Papa Benedetto XVI, nel libro-intervista con Vittorio Messori, Rapporto sulla fede, distingueva l’aspetto della soprannaturalità di un fatto considerato straordinario dai frutti che ne erano conseguiti rispondendo alla domanda del giornalista proprio riguardo a Medjugorje: «Uno dei nostri criteri [della Congregazione per la Dottrina della Fede] è separare l’aspetto della vera o presunta “soprannaturalità” dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali. I pellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni sarebbe talvolta perplesso quanto alla “verità scientifica” della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano» (7).

In terzo luogo, in riferimento a Medjugorje, vi è da considerare che «il caso» non è totalmente concluso, in quanto le apparizioni sono ancora in atto. La Chiesa, nella sua prudente esperienza e nel suo ruolo materno, ha scelto quindi per il discernimento dei fenomeni straordinari una soluzione diversa rispetto al passato, che rispetti pazientemente tutti i fattori in gioco. Il prefetto, card. Fernández, sempre nella Presentazione delle nuove Norme, così sintetizza la decisione del DDF sul discernimento degli eventi straordinari: «Tra queste possibili conclusioni non si include di norma una dichiarazione circa la soprannaturalità del fenomeno oggetto di discernimento, cioè la possibilità di affermare con certezza morale che esso proviene da una decisione di Dio che l’ha voluto in modo diretto. Invece, la concessione di un Nihil obstat indica semplicemente, come già spiegava Papa Benedetto XVI, che riguardo a quel fenomeno i fedeli “sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione”. Non trattandosi di una dichiarazione sulla soprannaturalità dei fatti, diventa ancora più chiaro, come diceva pure Papa Benedetto XVI, che è solo un aiuto “del quale non è obbligatorio fare uso» [Verbum Domini, 30-9-2010, n. 14]. D’altra parte questo intervento lascia naturalmente aperta la possibilità che, prestando attenzione allo sviluppo della devozione, in futuro possa esserci bisogno di un intervento diverso» (8).

I frutti e il messaggio di Medjugorje

La nota, in apertura, si diffonde nell’elencare i frutti innegabili dell’esperienza di Medjugorje. Grande, infatti, è il numero di devoti, che aumenta ogni anno, provenienti dalle varie parti del mondo e che si recano in pellegrinaggio nella Bosnia-Erzegovina. Molti hanno intrapreso una sana pratica di vita di fede e abbondanti sono anche le conversioni, con il ritorno a una pratica sacramentale, soprattutto l’Eucaristia e la confessione, e a una più intensa preghiera, in particolare con la recita del rosario e l’adorazione eucaristica. Molti fedeli hanno scoperto la loro vocazione al sacerdozio, alla vita consacrata e anche alla vita matrimoniale, con diverse coppie di sposi riconciliatesi grazie alla Regina della Pace. La vita, infatti, è cambiata per tante persone che hanno accolto la spiritualità di Medjugorje in tutte le sue dimensioni: messaggi, preghiera, Messa, adorazione, confessione, digiuno. Notevole è la presenza dei giovani, segno della vivacità e della novità di Medjugorje.

Il titolo che Maria attribuisce a sé stessa nelle apparizioni, Regina della Pace, indica il cuore del messaggio spirituale proveniente dalla cittadina bosniaca (9). È una visione teocentrica della pace, che non ha solo il significato dell’assenza di guerra — fra il 1991 e il 1995 l’ex Jugoslavia è stata teatro di un feroce conflitto fratricida — ma ha anche un senso spirituale profondo in quanto la pace è un dono di Dio e si realizza attraverso la preghiera e la testimonianza personale, altro tratto fondamentale dell’esperienza di Medjugorje. Affidandosi a Maria, ci si affida a Dio per essere strumenti di pace nel mondo. La vera pace sgorga dall’amore, è il frutto della carità vissuta autenticamente e si esprime nell’amore evangelico verso i fratelli, fino ai nemici, con il perdono e la riconciliazione.

Centro del messaggio spirituale è soprattutto la figura di Gesù Cristo, a cui tutta l’intercessione e l’opera di Maria convergono. Medjugorje è fortemente cristocentrica e Maria appare chiaramente sottomessa a Cristo, autore della grazia e della salvezza. Ella intercede per noi ma è Cristo che ci dà la forza, per cui tutta l’azione materna di Maria conduce a suo Figlio. Anche l’azione dello Spirito Santo è riconosciuta importante e vitale (cfr. Nota, n. 14). La comunione fraterna è un richiamo altrettanto costante della Madonna, la quale invita all’amore reciproco, all’unità, a vincere l’individualismo, quindi «accompagna, dona serve, perdona, è vicina ai poveri» (Nota, n. 22).

Forte è anche il richiamo a non sottovalutare il peso del peccato, con la chiamata di Dio a lottare contro il male e l’influsso di Satana, il quale vuole rovinare il piano di salvezza di Dio e di Maria. Sono tutti elementi fondamentali della dottrina cattolica, ribaditi sempre dalla Chiesa e qui ripresi dalla Regina della Pace nella sua catechesi — possiamo chiamarla così — alla parrocchia di Medjugorje e a tutte le parrocchie del mondo. Tanti ancora sono gli elementi che la nota sottolinea per elencare i frutti spirituali del fenomeno. Ne evidenziamo solo altri due: la gioia e l’esistenza della vita eterna, due componenti che caratterizzano la fede cattolica nei suoi tratti più decisivi ed essenziali.

Fatima e la Russia 

L’esperienza spirituale di Medjugorje, come ha sottolineato recentemente Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, non ha però solo una valenza spirituale e interiore che sfocia in una devozione privata e comunitaria, ma ha anche una decisiva valenza storica e profetica che non può essere sottaciuta: «Certo, la Regina della pace ci ha chiesto per decenni di pregare e digiunare per la pace, prima per scongiurare la guerra atomica fra l’Unione Sovietica e il mondo libero negli Anni Ottanta, poi per porre fine alla guerra nella ex-Jugoslavia, colpita da un conflitto civile negli Anni Novanta fra serbi, croati e musulmani, oggi per scongiurare che la “terza guerra mondiale a pezzi” diventi una guerra totale, che rischierebbe di cancellare la vita nel mondo. Medjugorje è certamente questo, così come è un costante invito a cercare la pace del cuore attraverso la preghiera, ma è anche qualcosa d’altro» (10).

Questo qualcosa d’altro, infatti, emerge in alcuni messaggi dati dalla Vergine, in particolare in quelli del 25 agosto 1991 e del 25 gennaio 2023, nei quali la Regina della Pace svela il legame fra le apparizioni di Fatima del 1917 e quelle attuali di Medjugorje, cominciate il 24 giugno 1981 (11). Il contesto, e i molti avvenimenti drammatici del secolo scorso, denotano come vi sia la consapevolezza di trovarsi in un tempo particolarmente difficile per la Chiesa e per tutti i cristiani. Un secolo di prova che conduce al compimento delle principali promesse fatte dalla Madonna a Fatima — la conversione della Russia e il trionfo del Cuore Immacolato di Maria — all’interno di una teologia della storia, cioè di un susseguirsi di eventi che, interpretati alla luce della fede, svelano il disegno di Dio. Questo piano è un progetto di salvezza per l’uomo, contrastato da Satana che cerca di distruggere questo disegno. La Madonna ha smascherato il piano satanico attraverso il corso delle apparizioni moderne, a cominciare da quella a santa Caterina Labouré (1806-1876), a Rue du Bac, Parigi, nel 1830. Ma nel secolo XX il male sfodera tutta la sua tremenda potenza con il dilagare delle ideologie assassine, nazionalsocialismo e socialcomunismo, e quindi con la «dittatura del relativismo», apice della cosiddetta Quarta Rivoluzione: un’espressione che indica un processo secolare a tappe (rivoluzioni) che si succedono nel tempo, segnate da avvenimenti storici di rottura con la tradizione cattolica e la fede della Chiesa, secondo la lettura della storia del pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), ripresa dal fondatore di Alleanza Cattolica Giovanni Cantoni (1938-2020) (12).

Infatti, proprio nel secolo XX la Vergine appare in Portogallo, appena prima della rivoluzione bolscevica del 1917, per annunciare a tre pastorelli — santa Jacinta de Jesus Marto (1910-1920), san Francisco de Jesus Marto (1908-1919) e la serva di Dio Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato (Lucia dos Santos, 1907-2005) — l’urgenza della penitenza e della conversione. La Madonna a Fatima mette in guardia l’umanità dal rischio della Seconda Guerra Mondiale, puntualmente verificatasi, mentre «a Medjugorje la Regina della Pace esorta a guardarsi dal demonio che vuole distruggere il pianeta sul quale viviamo ([messaggio del] 25 gennaio 1991): la prospettiva è dunque mutata, poiché non si tratta più della possibilità di un conflitto che potrebbe causare molte vittime — 50 milioni furono infatti i morti della guerra combattuta tra il 1939 e il 1945 — bensì del rischio di auto-distruggere il nostro stesso pianeta, poiché l’umanità dispone di armi nucleari dal potenziale mortifero e incontrollabile» (13).

La chiave per interpretare le apparizioni in Portogallo, svoltesi da maggio a ottobre del 1917, venne fornita dall’allora card. Ratzinger a cominciare dall’anno 2000, in occasione della beatificazione dei pastorelli Jacinta e Francisco a Fatima, con la rivelazione della terza parte del «segreto». Il futuro Pontefice affermò che i fatti descritti da suor Lucia si riferivano a eventi del passato e non vi erano rivelazioni clamorose sul futuro. Il «segreto» aiutava a comprendere la sofferenza e le persecuzioni subite dalla Chiesa nel Novecento e il ruolo particolare che assumeva il Pontefice in questo percorso doloroso. Le persecuzioni non hanno però l’ultima parola perché Maria è giunta a indicare la via della conversione, attraverso la preghiera e la penitenza, per ottenere la salvezza non solo individuale ma anche storica con il trionfo del suo Cuore Immacolato (14). Questa lettura venne integrata dieci anni dopo dallo stesso Joseph Ratzinger, diventato Papa Benedetto XVI, sulla spianata del santuario durante l’omelia della Messa, il 13 maggio, nell’occasione del decimo anniversario della rivelazione della terza parte del «segreto». Le sue parole guardarono al futuro e non più soltanto all’interpretazione di fatti del passato e questa interpretazione permise di unire i due momenti storici — XX, XXI secolo e oltre — che proprio in Medjugorje giungeranno a un ulteriore passo e a una sintesi. Il Pontefice, infatti, disse: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa» (15). Sembra, quindi, che le promesse della Madonna non si possano pensare compiute ed esaurite con il crollo del comunismo sovietico nel 1991 ma che la storia della presenza materna di Maria qui sulla terra abbia ancora molto da dire. 

A Fatima la Vergine chiese la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati di ogni mese per impedire lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, altrimenti la Russia avrebbe diffuso i suoi errori nel mondo. Purtroppo, le richieste della Madonna non vennero esaudite e, di lì a poco, iniziò la «Rivoluzione d’Ottobre» che portò al potere i bolscevichi di Lenin (Vladimir Il’ič Ul’janov, 1870-1924) dando così inizio al comunismo sovietico in Russia. Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale nel 1939, la Russia diffuse i suoi errori con le idee e la persecuzione della Chiesa nei Paesi a egemonia ideologica comunista. Il 25 marzo 1984, san Giovanni Paolo II (1978-2005), finalmente, consacrò la Russia al Cuore Immacolato di Maria secondo la richiesta della Vergine, in comunione con tutti i Vescovi del mondo. Suor Lucia confermò la validità della consacrazione dopo aver negato quella delle precedenti (16). Pochi anni dopo, nel 1989, fu abbattuto il Muro di Berlino e iniziò la fine del comunismo sovietico, che si compì nel 1991 con la dissoluzione dell’impero moscovita. Con la sua fine e quella delle ideologie, il mondo, soprattutto l’Occidente post-cristiano, si è ritrovato sotto la cappa del relativismo culturale e filosofico, una dittatura subdola che contamina anche le buone idee avvelenandole, in cui viene negata la verità e il senso della vita e nella quale le ideologie assumono un’altra veste, meno chiara e identitaria ma con un impatto sempre più profondo nel tessuto sociale e culturale collettivo (17).

Oggi, la Russia è ancora al centro della scena internazionale con la guerra e l’invasione della vicina Ucraina iniziata nel 2014 e proseguita dal 24 febbraio 2022, e sembra, oggettivamente, che la conversione vera e autentica del Paese, così come annunciato dalla Vergine a Fatima, sia ancora parziale e lontana. Infatti, la Russia attuale, secondo importanti studiosi della materia (18), porta avanti un’ideologia politica e anche ecclesiastica — tramite il patriarca Ortodosso Kirill I (Vladimir Michajlovič Gundjaev) — che è alla base dell’invasione in Ucraina. Tale ideologia, denominata Russkij mir, che significa il «Mondo russo» o la «Pace russa», ha come essenza «un assoluto isolazionismo», in opposizione radicale all’Occidente, «ma non soltanto, un’opposizione a quanto nella tradizione occidentale vi è di universale, di legato al diritto naturale e, come tale, appartenente alla tradizione cristiana universale, comune al cattolicesimo latino e a quello orientale» (19). Questo isolazionismo, che è anche anti-occidentalismo e, alla fine, anti-cattolicesimo, che unisce gli elementi principali dell’idea imperiale della Grande Russia portata avanti dal capo del Cremlino Vladimir Putin, non va confuso con la Russia in quanto tale, perché ne deforma la vera identità che, in profondità, secondo il filosofo russo Nikolaj Berdjaev (1874-1948), è la tradizione autentica della Santa Rus’, vera anima del popolo (20).

Il 25 marzo 2022, festa dell’Annunciazione a Maria, Papa Francesco ha consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, citando entrambi i Paesi: è stata la prima consacrazione eseguita dai Pontefici con la menzione della Russia così come in effetti richiesto dalla Madonna a Suor Lucia il 13 luglio 1917. Tutti gli episcopati furono uniti nella preghiera e, contemporaneamente, lo stesso gesto si svolse a Fatima per opera dell’elemosiniere pontificio card. Konrad Krajewski. Comunque, alla luce di quanto visto, è difficile credere che la Russia si sia convertita e abbia smesso di diffondere i suoi errori nel mondo. La storia dice ancora il contrario. In ogni caso, le promesse di Fatima si protraggono nel futuro. La speranza in tal senso viene ancora dalla stessa Regina della Pace che, in un messaggio degli inizi delle apparizioni (30 ottobre 1981), ha detto testualmente: «Il popolo russo è il popolo nel quale Dio sarà maggiormente glorificato». 

Si può affermare, quindi, che il trionfo del Cuore Immacolato di Maria non si è ancora compiuto e che il 1991, con il crollo del comunismo ateo e materialista, ne è l’inizio in un graduale compimento.

Il ruolo di Medjugorje e dei «dieci segreti»

Nella nota pubblicata dal DDF il 19 settembre scorso riguardante il nihil obstat non si fa cenno ai cosiddetti «segreti» di Medjugorje. Anche la Commissione Internazionale d’inchiesta guidata dal card. Camillo Ruini affermò l’ambiguità e la problematicità del tema dei «segreti», unitamente alla «vita di Maria» che la Madonna avrebbe dettato a una delle veggenti, Vicka Ivankovic (21). Non vogliamo, ovviamente, correggere l’autorità ecclesiastica su un tema delicato, di cui si conosce molto poco, ma soltanto fare alcune considerazioni se pensiamo a quanto accaduto dal 1917 a oggi. Va premesso che il soprannaturale sorprende sempre ed è bene essere cauti e non azzardare previsioni o ipotesi, anche ricordando l’esortazione di Maria ai suoi figli per comprendere il cuore autentico di Medjugorje: «Affrettatevi a convertirvi» (17 aprile 1982).

Nelle apparizioni più importanti della Madonna, sia a Lourdes nel 1858, sia a Fatima nel 1917, i veggenti ricevettero dei segreti che sarebbero stati rivelati a suo tempo su indicazione di Maria, anche se a Lourdes, la veggente santa Bernadette Soubirous (1844-1879), non rivelò mai i tre segreti ricevuti a carattere personale. Secondo la loro testimonianza, i sei ragazzi bosniaci fruitori delle apparizioni di Medjugorje avrebbero ricevuto «dieci segreti», che verranno a suo tempo rivelati su indicazione della Madonna stessa: «Sin dai primi tempi delle apparizioni, la Regina della Pace disse ai sei veggenti che avrebbero ricevuto dieci segreti. Già entro il primo mese delle apparizioni ai ragazzi erano stati dati cinque segreti. Nell’autunno del 1982, la maggior parte dei segreti era già stata svelata dalla Madonna: Mirjana ne conosceva nove, Ivanka otto, Vicka e Jakov sette, Marija e Ivan sei. Attualmente tre veggenti — Mirjana, Ivanka e Jakov — ne posseggono dieci, mentre gli altri tre ancora nove» (22).

La chiave di interpretazione dei «dieci segreti» potrebbe essere, a nostro avviso, lo stesso segreto di Fatima, notoriamente diviso in tre parti: la prima è la visione dell’inferno; la seconda, è relativa alle profezie sul secondo conflitto mondiale, il comunismo e quindi il trionfo del Cuore Immacolato di Maria; la terza parte, svelata nel 2000, riguarda la visione del «vescovo vestito di bianco» ucciso mentre sale la montagna sormontata dalla croce, che potrebbe riferirsi all’attentato di Roma in Piazza San Pietro, il 13 maggio 1981, a san Giovanni Paolo II. Maria stessa, nel citato messaggio del 25 agosto 1991, opera il collegamento affinché si compia quanto vuole realizzare «attraverso i segreti che ho iniziato a Fatima» (vedi sopra, nota 11). Sembra, dunque, che il segreto di Fatima diviso in tre parti non sia concluso e Medjugorje ne rappresenterebbe la continuazione, come se, implicitamente, i «dieci segreti» fossero già inclusi in quello delle apparizioni in Portogallo (23).

Il contenuto dei «dieci segreti» ovviamente è sconosciuto, ma qualche notizia è stata data dagli stessi veggenti. Secondo il grande mariologo René Laurentin (1917-2017) si possono dividere in tre gruppi: la veggente Mirjana Dragičević ha affermato che i primi due sono ammonimenti destinati ai fedeli della parrocchia di Medjugorje, il terzo è il segno visibile che la Madonna ha promesso di lasciare sul Podbrdo, la collina delle apparizioni, infine gli ultimi sette saranno segreti più gravi (24). Sempre secondo la testimonianza dei veggenti, i segreti sono affidati a un sacerdote: Mirjana scelse per questo compito il padre francescano Petar Ljubicić. La veggente stessa dovrà dire cosa succederà e dove, dieci giorni prima dell’evento, trascorrere sette giorni nel digiuno e nella preghiera con padre Petar e, infine, egli stesso dovrà rivelarlo a tutto il mondo tre giorni prima che accada. Padre Ljubicić disse a questo proposito: «Tutto indica che questo arriverà, ma non sarà piacevole» (25). Si può comprendere così la drammaticità degli eventi che dovranno accadere secondo la versione dei veggenti ma anche la grande misericordia di Dio che lascia il tempo agli uomini per la loro conversione, anticipando di alcuni giorni l’annuncio del segreto. Inoltre, non può essere taciuto il ruolo che la Chiesa dovrà assumere al tempo di tali eventi dopo il nihil obstat riconosciuto alle apparizioni. I segreti di Medjugorje dovranno passare attraverso la Chiesa per realizzarsi, così come la Chiesa dovrà vagliare ogni messaggio e ogni manifestazione che proviene dal luogo delle apparizioni per avvalorarli o rifiutarli con l’autorità datale dall’Alto.

Conclusione

Le rivelazioni private, lo ricordiamo, sono un aiuto di cui non è obbligatorio fare uso. L’approvazione ecclesiastica indica che il messaggio relativo non contiene nulla che contrasti la fede e i buoni costumi. Nel caso in oggetto, la Regina della Pace ha come desiderio la conversione di tutto il mondo. È un piano iniziato a Fatima, a livello globale, in cui «gli apostoli del mio amore» — così vengono spesso chiamati nei messaggi i seguaci della Gospa — combattono contro il principe di questo mondo in una battaglia senza risparmio di colpi al termine della quale il Cuore di Maria trionferà per un periodo finalmente di pace. 

Il mondo, infatti, sembra a un bivio. La dittatura del relativismo, la persecuzione della Chiesa, le guerre e la violenza diffusa non fanno presagire nulla di buono. La Madonna a Medjugorje, dopo Fatima, sembra essere quella luce di speranza e di consolazione di cui il mondo ha bisogno, una luce che squarcia le tenebre del peccato e si oppone al piano di Satana che vuole annientare la vita sulla terra, sull’orlo dell’autodistruzione. Come ricorda la Regina della Pace, molto dipende da noi, dalla nostra conversione, dalla nostra preghiera, dal nostro digiuno, dalla nostra speranza ma, soprattutto, dalla nostra fede. La Madonna è fra noi da ormai duecento anni, cominciando dal 1830. Un percorso d’amore e di guida come mai è avvenuto sulla terra. Vivere quest’epoca storica è un privilegio e un dono, ma occorre viverla con grande responsabilità per non incorrere nel monito che la Madre ha rivolto ai suoi figli in un messaggio a Medjugorje del 25 luglio 1991: «Cari figli, io desidero che voi capiate la serietà della situazione e che molto di quello che accadrà dipende dalla vostra preghiera, ma voi pregate poco».

Note:

1) Dicastero per la Dottrina della Fede, «La Regina della Pace». Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje, 19-9-2024.

2) Per un inquadramento storico e un’introduzione ai primi giorni delle apparizioni, cfr. il mio: Medjugorje, il «fenomeno» mariano contemporaneo, in Cristianità, anno XLVI, n. 394, novembre-dicembre 2018, pp. 49-58.

3) Per l’analisi dei lavori della commissione internazionale d’inchiesta e studio sulle apparizioni di Medjugorje, voluta da Papa Benedetto XVI (2005-2013; † 2022) e guidata dal card. Camillo Ruini dal marzo del 2010 al gennaio del 2014, cfr. la recensione al libro del giornalista Saverio Gaeta, Dossier Medjugorje, in Cristianità, anno XLVIII, n. 402, marzo-aprile 2020, pp. 67-72.

4) Cfr. Bollettino Sala Stampa della Santa Sede, Comunicato della Sala Stampa: Nomina del Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, 31.5.2018, nel sito web <https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/05/31/0399/00875.html> (gli indirizzi Internet dell’articolo sono stati consultati il 22-10-2024).

5) Dicastero per la Dottrina della Fede, Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, 17-5-2024. I sei termini votati dal DDF, che descrivono la bontà o meno di un dato fenomeno straordinario, sono, partendo dal più positivo: nihil obstat, nulla osta alla diffusione e promozione del fenomeno; prae oculis habeatur, si riconoscono segni positivi ma misti a confusione e a rischi; curatur, si rilevano diversi elementi critici; sub mandato, gli elementi critici sono legati a una persona o a un gruppo che fanno un uso improprio del fenomeno in sé positivo; prohibetur et obstruatur, le criticità e i rischi appaiono gravi; declaratio de non supernaturalitate, il fenomeno è riconosciuto come non soprannaturale (cfr. ibid., n.17).

6) Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, Presentazione del card. Victor Manuel Fernández, 17-5-2024.

7) Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1985, p. 113 (n. ed., ibidem, 2005).

8) Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, Presentazione del card. Fernández.

9) In accordo con il testo della Nota del 19 settembre verrà utilizzato l’indicativo, anziché il condizionale, quando si farà riferimento ai contenuti delle apparizioni. Allo stesso modo, i veggenti e i messaggi si intenderanno «presunti».

10) Cfr. Marco Invernizzi, Fatima e Medjugorje, due profezie storiche, nel sito web <https://alleanzacattolica.org/fatima-e-medjugorje-due-profezie-storiche>.

11) L’importanza di Fatima per Alleanza Cattolica è stata più volte descritta e sottolineata: cfr. in particolare Idem, Fatima e Alleanza Cattolica, in Cristianità, anno XLV, n. 383, gennaio-febbraio 2017, pp. 1-2. Per un’interpretazione delle apparizioni di Fatima e del loro legame con Medjugorje, cfr. Idem, Fatima e la conversione della Russia, ibid., anno XLV, n. 385, maggio-giugno 2017, pp. 1-12; e La profezia di Fatima per la conversione del mondo, ibid., anno XLV, n. 388, novembre-dicembre 2017, pp. 3-10. Riportiamo una parte del messaggio del 25 agosto 1991 dato alla veggente Marija Pavlović che recita testualmente: «Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera, adesso come mai prima, quando il mio piano ha cominciato a realizzarsi. Satana è forte e desidera bloccare i progetti della pace e della gioia e farvi pensare che mio Figlio non sia forte nelle sue decisioni. Perciò vi invito, cari figli, a pregare e digiunare ancora più fortemente. Vi invito alla rinuncia durante nove giorni, affinché con il vostro aiuto sia realizzato tutto quello che voglio realizzare attraverso i segreti che ho iniziato a Fatima».

12) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009), con materiali della «fabbrica» del testo e documenti integrativi, presentazione e cura di Giovanni Cantoni, Sugarco, Milano 2009.

13) Padre Livio [Fanzaga S.P.], con Diego Manetti, Da Fatima a Medjugorje. Il piano di Maria per un futuro di pace, Piemme, Milano 2017, p. 16.

14) Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, p. 43.

15) Benedetto XVI, Omelia durante la Santa Messa sulla spianata del Santuario di Nostra Signora di Fatima, del 13-5-2010.

16) Le precedenti consacrazioni a Maria erano state effettuate il 31 ottobre 1942 da parte del venerabile Pio XII (1939-1958), il 13 maggio 1967 da parte di san Paolo VI e il 13 maggio 1982 da parte di san Giovanni Paolo II. Furono dichiarate, da suor Lucia, tutte non conformi alle richieste del Cielo a causa della mancanza di unione con i vescovi di tutto il mondo.

17) Cfr. Card. Joseph Ratzinger, Omelia durante la «Missa pro eligendo Romano Pontifice», 18-4-2005.

18) Cfr., fra gli altri, Adriano Dell’Asta, La «Pace russa». La teologia politica di Putin, Scholé-Morcelliana, Brescia 2023, e la recensione di M. Invernizzi, in Cristianità, anno LI, n. 422, luglio-agosto 2023, pp. 79-82.

19) Ibid., p. 79.

20) Ibid., p. 80. Adriano Dell’Asta (ma non solo lui), pone in analogia l’eresia del «filetismo» — definita come esaltazione esclusiva e orgogliosa della «differenza delle razze e delle differenze nazionali nel seno della Chiesa di Cristo» —, condannata dalla Chiesa Ortodossa nel 1872, con l’ideologia del Russkij mir che in pratica afferma — così accusano cinquecento fra teologi ortodossi e altri firmatari di un documento datato 13 marzo 2022 — «l’esistenza di una sfera o civiltà russa transnazionale, chiamata Santa Russia o Santa Rus’ che include oltre a Russia, Ucraina e Bielorussia (a volte Moldavia e Kazachstan), anche i russi di etnia e i russofoni di tutto il mondo. Essa sostiene che questo “mondo russo” ha un suo centro politico comune (Mosca), un comune centro spirituale (Kiev “come madre di tutta la Rus’”), una lingua comune (il russo), una chiesa comune (la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca), e un patriarca comune (il Patriarca di Mosca) che opera in “sinfonia” con un comune presidente/leader nazionale (Putin) per governare il mondo russo, e preservare una comune e peculiare spiritualità, moralità e cultura» (A. Dell’Asta, op. cit., pp. 84-85). Cfr. anche Tomáš Špidlík (1919-2010), L’idea russa. Un’altra visione dell’uomo, trad. it., Lipa, Roma 1995, pp. 202-204. Il card. Špidlík scrive riguardo al messianismo cristiano, affermando che «è il popolo russo ad avere assimilato al meglio l’idea messianica, idea che attraversa tutta la sua storia, compresa quella del comunismo. Ogni intellettuale russo sogna di essere il salvatore dell’umanità o almeno del suo popolo» (ibid., p. 203), e cita uno storico della Chiesa e giornalista russo, Anton Vladimirovič Kartašev (1875-1960), il quale scrive: «Il russo […] ha dato a se stesso, al suo popolo, alla sua terra, al suo governo, alla sua Chiesa, un nome significativo: “la Santa Russia”. Nessun altro popolo cristiano ha avuto il coraggio di fare altrettanto. Tuttavia, il popolo russo ha amato questo nome e se ne è appropriato non per orgoglio, ma nell’umile coscienza di essere santificato per il santo servizio. È come un nome ricevuto nel battesimo […]. Questo nome evoca la Sacra Scrittura, la confessione del popolo eletto nel battesimo: “Siamo diventati una radice santa, un popolo eletto, un sacerdozio regale (1Pt 2,9)» (ibid., pp. 203-204).

21) Cfr. Saverio Gaeta, op. cit., pp. 77-80.

22) Ibid., p. 152.

23) Cfr. Padre Livio con D. Manetti, op. cit., pp. 164-165.

24) Ibid., pp. 163-164.

25) S. Gaeta, Dossier Medjugorje, op. cit., p. 153.

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