Domenica 25 giugno 2023. L’ideologia dello scarto e la necessità, invece, di proteggere la vita
di Michele Brambilla
Il 25 giugno Papa Francesco, nel discorso per l’Angelus, invita a soffermarsi sul fatto che Gesù inviti ripetutamente a non avere paura. «Poco prima ha parlato loro delle persecuzioni che dovranno subire per il Vangelo, una realtà ancora attuale: la Chiesa, infatti, fin dalle origini ha conosciuto, insieme alle gioie – e ne aveva tante! –, tante persecuzioni. Sembra paradossale: l’annuncio del Regno di Dio è un messaggio di pace e di giustizia, fondato sulla carità fraterna e sul perdono, eppure riscontra opposizioni, violenze, persecuzioni», essendo un messaggio antitetico alla mentalità mondana.
Per inquadrare la mentalità “del mondo” il Pontefice individua «l’immagine della “Geenna”. La valle della “Geenna” era un luogo che gli abitanti di Gerusalemme conoscevano bene: era la grande discarica dei rifiuti della città. Gesù ne parla per dire che la vera paura da avere è quella di buttare via la propria vita», che sarebbe l’unica cosa da temere veramente.
«E questo è importante per noi. Anche oggi, infatti, si può essere derisi o discriminati se non si seguono certi modelli alla moda, che però mettono spesso al centro realtà di secondo piano: per esempio, seguire le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni», dice il Santo Padre, che esemplifica: «Penso a dei genitori, che hanno bisogno di lavorare per mantenere la famiglia, ma non possono vivere solo per il lavoro: hanno bisogno del tempo necessario per stare con i figli. Penso anche a un sacerdote o a una suora: devono impegnarsi nel loro servizio, ma senza dimenticare di dedicare tempo a stare con Gesù». «E ancora, penso a un giovane o a una giovane, che hanno mille impegni e passioni: la scuola, lo sport, vari interessi, i telefonini e i social, ma hanno bisogno di incontrare le persone e realizzare dei sogni grandi, senza perdere tempo in cose che passano e non lasciano il segno»: le nostre agende sono spesso delle “girandole” che sembrano avere come unico scopo quello di impedire una sosta di riflessione su quello che si dà o che si è. Riempiamo i ragazzi di oggetti, mentre fingiamo di non sentire le loro domande di senso.
Francesco non teme di suggerire a tutti una sana “ascesi”, dato che «tutto ciò, fratelli e sorelle, comporta qualche rinuncia di fronte agli idoli dell’efficienza e del consumismo, ma è necessario per non andare a perdersi nelle cose, che poi vengono buttate via, come si faceva allora nella Geenna. E nelle Geenne di oggi, invece, spesso finiscono le persone». I cattolici devono mettersi in testa che «rimanere fedeli a ciò che conta costa; costa andare controcorrente, costa liberarsi dai condizionamenti del pensare comune, costa essere messi da parte da chi “segue l’onda”. Ma non importa, dice Gesù: ciò che conta è non buttare via il bene più grande, la vita», sia la propria che l’altrui, quella terrena e quella eterna.
In questa luce occorre vedere il ricordo, da parte del Pontefice stesso, del 40° anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi: il Santo Padre conferma la vicinanza ai familiari ed «estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa».
Francesco si rivolge poi ai volontari di Radio Maria Italia, «che con un grande striscione invitano a porsi “tutti sotto il manto” della Vergine Madre Maria, per implorare da Dio il dono della pace. E questo lo chiediamo specialmente per il martoriato popolo ucraino».