Domenica 8 maggio 2022 – IV domenica di Pasqua
At 13, 14.43-52; Sal 99; Ap 7, 9.14b-17; Gv 10, 27-30
Quella del pastore è un’immagine ben radicata nell’Antico Testamento e cara alla tradizione Cristiana. Il titolo di “Pastore d’Israele” viene attribuito dai profeti al futuro discendente di Davide, e pertanto possiede un’indubbia rilevanza messianica (cfr Ez 34,23). Gesù è il vero Pastore d’Israele, in quanto è il Figlio dell’uomo che ha voluto condividere la condizione degli esseri umani per donare loro la vita nuova e condurli alla salvezza. Significativamente al termine “pastore” l’evangelista aggiunge l’aggettivo kalòs, cioè bello, che egli utilizza unicamente in riferimento a Gesù e alla sua missione. Anche nel racconto delle nozze di Cana l’aggettivo kalòs viene impiegato due volte per connotare il vino offerto da Gesù ed è facile vedere in esso il simbolo del vino buono dei tempi messianici (cfr Gv 2,10).
«Io do loro, cioè alle mie pecore, la vita eterna e non andranno mai perdute» (Gv 10,28). Così afferma Gesù, che poco prima aveva detto: «Il buon pastore offre la vita per le pecore» (cfr Gv 10,11). Giovanni usa il verbo tithénai – offrire, che ripete in tre versetti successivi; troviamo lo stesso verbo nel racconto dell’Ultima Cena, quando Gesù depose le sue vesti per poi riprenderle. E’ chiaro che si vuole in questo modo affermare che il Redentore dispone con assoluta libertà della propria vita, così da poterla offrire e poi riprendere liberamente. Cristo è il vero Buon Pastore che ha dato la vita per le sue pecore, per noi, immolandosi sulla croce. Egli conosce le sue pecore e le sue pecore lo conoscono, come il Padre conosce Lui ed Egli conosce il Padre (cfr Gv 10,14-15). Non si tratta di mera conoscenza intellettuale, ma di una relazione personale profonda; una conoscenza del cuore, propria di chi ama e di chi è amato, di chi è fedele e di chi sa di potersi a sua volta fidare; una conoscenza d’amore in virtù della vita eterna (Gv 10,27-28).
Il Concilio Vaticano II avverte che il sacerdozio cattolico – che è il tema di fondo di questa domenica, detta del “Buon Pastore”, in cui nei seminari del mondo intero tanti candidati al sacerdozio ricevono dal vescovo l’ammissione ufficiale ai sacri ordini – si deve comprendere in relazione alla Chiesa e per la Chiesa. Essa è segno visibile della presenza divina nel mondo, presenza dinamica, vivificante, trasformante, santificante. Essa stessa è come un unico grande sacramento, nel quale gli altri sacramenti hanno la loro sorgente. Sulla parete frontale esterna della basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma è rappresentato questo motivo: la Chiesa come un colle, luogo elevato fra le nazioni, Sion spirituale, dal quale escono sette sorgenti che irrigano il mondo, simbolo dei sette sacramenti. Questo “Alto Colle”, in questi ultimi due secoli, è stato onorato da figure di ottimi Pontefici. Siamo contemporanei di grandi Papi santi.
Quelli che non credono nella Chiesa non possono comprendere il sacerdozio cattolico. Vedono nei sacerdoti dei lavoratori sociali, degli insegnanti di religione, di morale, di storia biblica… Chiedono che siano ben istruiti, che diano il buon esempio, che siano a disposizione delle persone tristi quando queste si disperano ecc.. Lodano chi si avvicina a questi ideali e criticano severamente chi ne è lontano. In questo modo vogliono bene alla Chiesa come istituzione umana, ma dimenticano che essa è, in primo luogo, mediatrice dello Spirito mediante la preghiera. La preghiera sacerdotale, preghiera sacramentale, la preghiera della Chiesa è la più forte anche quando il sacerdote è debole e peccatore. Il Battesimo è valido se amministrato con acqua limpida, ma anche se si utilizza acqua torbida. La Messa è sempre valida, sia se la celebra un sacerdote santo, sia se a presiederla è un prete mediocre o peccatore. La Chiesa dà la grazia a chi vuole riceverla tramite coloro che vogliono collaborarvi, cioè tramite i sacerdoti, dai quali esige come minimo la conoscenza piena di ciò che essi ricevono con la grazia sacerdotale e il suo scopo: trasformare e santificare il mondo.