Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?”. Rispose Gesù: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: “Quello che vuoi fare, fallo presto”. Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: “Compra quello che ci occorre per la festa”, oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Simon Pietro gli disse: “Signore, dove vai?”. Gli rispose Gesù: “Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
(Gv 13, 21-33.36-38)
«Quando Giuda esce fuori dal Cenacolo per portare a termine il tradimento di Gesù, fuori “è notte”. Nel dramma di Paul Claudel Mort de Jude, questo personaggio viene raffigurato come un uomo posseduto dall’orgoglio, incapace di fede e di amore. Nelle scene della passione del transetto ovest del duomo di Naumburg (1250 – 1260 circa), Giuda è caratterizzato come un uomo infelice e insicuro. Nei quadri dell’ultima cena, Giuda è di solito isolato dagli altri discepoli e talvolta addirittura tormentato dal diavolo, sotto forma di animale (per esempio nell’Evangeliario della corona, 1085, Praga).
La notte che avvolge Giuda è anche la notte in cui brancola il suo cuore. È quella peggiore, la notte del corrotto, una notte definitiva, quando il cuore si chiude e non sa, non vuole uscire da sé. Diversa è invece la notte del peccatore, provvisoria, che noi tutti conosciamo. Quanti giorni abbiamo avuto; tempi quando la notte giunge ed è tutto buio nel cuore… poi, la speranza si fa largo e ci spinge ad un nuovo incontro con Gesù. Di questa notte del peccatore non abbiamo paura. La cosa più bella è dire il nome del peccato, e fare così l’esperienza di San Paolo che affermava “che la sua gloria era Cristo crocifisso nei suoi peccati. Perché? verrebbe da chiedersi. Perché lui, nei suoi peccati, ha trovato Cristo crocifisso che lo perdonava”. Gustare la dolcezza del perdono… In mezzo alla notte, alle tante notti, ai tanti peccati che noi facciamo, perché siamo peccatori, c’è sempre quella carezza del Signore che fa dire: “Questa è la mia gloria. Sono un povero peccatore, ma Tu sei il mio Salvatore!”.
Dobbiamo aprire il cuore e gustare la dolcezza del perdono. La stessa dolcezza dello sguardo rivolto da Gesù a Pietro. Pensiamo che bello è essere santi, ma anche bello è essere perdonati.
Abbiamo fiducia in questo incontro con Gesù, nella dolcezza del suo perdono».
(cfr Papa Francesco – La luce della Parola)