Il pensiero del giorno

Giovedì 26 maggio 2022

“Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: “Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?”. Dicevano perciò: “Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. 
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. (Gv 16, 16-20)


San Beda il Venerabile […] ricorda che piangevano e si lamentavano quelli che amavano Cristo quando lo videro preso dai nemici, legato, portato in giudizio, condannato, flagellato, deriso, da ultimo crocifisso, colpito dalla lancia e sepolto. Gioivano invece quelli che amavano il mondo…, quando condannavano a morte turpissima colui che era per loro molesto anche solo a vederlo. Si rattristarono i discepoli della morte del Signore, ma, conosciuta la sua risurrezione, la loro tristezza si mutò in gioia; visto poi il prodigio dell’ascensione, con gioia ancor maggiore lodavano e benedicevano il Signore, come testimonia l’evangelista Luca (Lc 24, 23). Ma queste parole del Signore si adattano a tutti i fedeli che, attraverso le lacrime e le afflizioni del mondo, cercano di arrivare alle gioie eterne, e che a ragione ora piangono e sono tristi, perché non possono vedere ancora colui che amano, e perché, fino a quando stanno nel corpo, sanno di essere lontani dalla patria e dal regno, anche se sono certi di arrivare attraverso le fatiche e le lotte al premio.

La loro tristezza si muterà in gioia quando, terminata la lotta di questa vita, riceveranno la ricompensa della vita eterna, secondo quanto dice il Salmo: “Chi semina nelle lacrime, mieterà nella gioia”

Perché vado al Padre

La salita in montagna è simbolo anche di un’altra esperienza della vita. Dalla valle ai piedi della montagna la strada di solito non è ripida, ma sembra lunga. Poi diventa più ripida e faticosa, e nonostante l’ultima tappa sia la più difficile, lo scalatore accelera il passo e non vuole più fermarsi. La vista della cima lo spinge a progredire. Anche nella vita terrena le ultime tappe sono le più difficili. L’età porta le malattie, il lavoro le delusioni, ma si comincia a intravedere la cima: andiamo dal Padre. I volti invecchiati della gente devota hanno un fascino speciale, e i pittori li rappresentano volentieri sulle tele. Nella loro espressione c’è un misto di sofferenza e consolazione per l’avvicinarsi della fine della vita: il tempo che rimane è breve, ma l’eternità è vicina.

(cfr Benedetto XVI – Commenti ai Vangeli) 

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