Lunedì 6 marzo 2023. La Trasfigurazione inaugura ufficialmente la via pulchritudinis come porta aperta sul Mistero di Dio, precisando che essa non aliena dalla croce, ma ne mostra l’autentico significato salvifico
di Michele Brambilla
«In questa seconda domenica di Quaresima», spiega Papa Francesco prima di recitare l’Angelus del 5 marzo, «viene proclamato il Vangelo della Trasfigurazione: Gesù porta con sé, sul monte, Pietro, Giacomo e Giovanni, e si rivela a loro in tutta la sua bellezza di Figlio di Dio». Il Papa si sofferma proprio sulla bellezza che promana dal corpo trasfigurato di Gesù. «In che cosa consiste questa bellezza? Cosa vedono i discepoli? Un effetto spettacolare? No, non è questo. Vedono la luce della santità di Dio risplendere nel volto e nelle vesti di Gesù, immagine perfetta del Padre. Si rivela la maestà di Dio, la bellezza di Dio. Ma Dio è Amore, e dunque i discepoli hanno visto con i loro occhi la bellezza e lo splendore dell’Amore divino incarnato in Cristo. Hanno avuto un anticipo del paradiso», dove godremo in eterno della visione beatifica di Dio.
Cristo inaugura, così, la via pulchritudinis, la via della bellezza che conduce direttamente a Lui. Non si tratta, però, di una “scorciatoia”, o di un “velo pietoso” che nasconde volutamente il male nel mondo. Il Pontefice specifica che «Gesù, in realtà, con questa esperienza li sta formando, li sta preparando a un passo ancora più importante. Di lì a poco, infatti, dovranno saper riconoscere in Lui la stessa bellezza, quando salirà sulla croce e il suo volto sarà sfigurato. Pietro fatica a capire: vorrebbe fermare il tempo, mettere la scena in “pausa”, stare lì e prolungare questa esperienza meravigliosa», come tutti auspicheremmo in un momento di consolazione spirituale, «ma Gesù non lo permette. La sua luce, infatti, non si può ridurre a un “momento magico”! Così diventerebbe una cosa finta, artificiale, che si dissolve nella nebbia dei sentimenti passeggeri. Al contrario, Cristo è la luce che orienta il cammino, come la colonna di fuoco per il popolo nel deserto (cfr Es 13,21)», che non cancella di colpo le difficoltà del cammino, ma le illumina con la luce dello Spirito Santo. Infatti «la bellezza di Gesù non aliena i discepoli dalla realtà della vita, ma dà loro la forza di seguire Lui fino a Gerusalemme, fino alla croce», che noi “salteremmo” volentieri, correndo subito al mattino di Pasqua.
«Fratelli e sorelle, questo Vangelo traccia anche per noi una strada: ci insegna quanto è importante stare con Gesù, anche quando non è facile capire tutto quello che dice e che fa per noi. È stando con Lui, infatti, che impariamo a riconoscere sul suo volto la bellezza luminosa dell’amore che si dona, anche quando porta i segni della croce», evidenzia il Santo Padre. Vedere il bene, un disegno provvidenziale, anche nelle circostanze più oscure è forse la cosa più difficile per coloro che vivono ancora nella storia e faticano a scorgervi la presenza della misericordia divina. «Possiamo chiederci: sappiamo riconoscere la luce dell’amore di Dio nella nostra vita? La riconosciamo con gioia e gratitudine nei volti delle persone che ci vogliono bene? Cerchiamo attorno a noi i segni di questa luce, che ci riempie il cuore e lo apre all’amore e al servizio? Oppure preferiamo i fuochi di paglia degli idoli, che ci alienano e ci chiudono in noi stessi», secondo la classica visione ignaziana dei due stendardi?
Parlando della tragedia di Crotone, il Papa non si perde nelle polemiche di questi giorni, ma «prego per le numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti. Manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie». Soprattutto, indica i veri colpevoli del naufragio, quando chiede che «i trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti».