Mercoledì 30 ottobre 2024. La Cresima ci trasforma, per mezzo dello Spirito Santo, in membra vive del Corpo mistico di Cristo, la Chiesa. Partecipare alla vita ecclesiale ed essere missionari è paragonabile, a volte, ad un sacrificio, ma ne vale assolutamente la pena
di Michele Brambilla
Papa Francesco propone, nell’udienza del 30 ottobre, una riflessione sul Sacramento della Cresima, «per antonomasia, il sacramento dello Spirito Santo», dato che ci conferma (è anche detto “Confermazione”) i doni battesimali e segna il nostro definitivo ingresso nella comunità dei credenti in Cristo. Proprio per questo il Papa chiede più volte che «non si riduca, in pratica, a una “estrema unzione”, cioè al sacramento della “dipartita” dalla Chiesa, ma sia il sacramento dell’inizio di una partecipazione attiva alla sua vita». San Paolo parlava di una «caparra dello Spirito»: i doni, i carismi ricevuti dallo Spirito Santo vanno messi all’opera. «Dobbiamo “spendere” questa caparra, gustare queste primizie, non seppellire sotto terra i carismi e i talenti ricevuti», ribadisce subito il Santo Padre.
Qual è il fondamento biblico della Cresima? Di solito si paragona il rito a quanto accadde agli Apostoli il giorno di Pentecoste. Per parte sua, l’Antico Testamento ci trasmette l’immagine dell’unzione regale, che aveva ugualmente lo scopo di consacrare il prescelto nello Spirito. Nel Nuovo Testamento troviamo due modi di trasmettere lo Spirito Santo: il primo è l’immersione battesimale, il secondo è una «imposizione delle mani, che ha lo scopo di comunicare visibilmente e in modo carismatico lo Spirito Santo». Questo gesto lo troviamo sia nel cerimoniale delle Cresima, sia nelle ordinazioni sacerdotali, che in effetti presentano alcune analogie (la presentazione dei candidati per nome, l’imposizione delle mani, l’unzione). La Cresima «rinforza l’incorporazione battesimale a Cristo e alla Chiesa e la consacrazione alla missione profetica, regale e sacerdotale»; l’Ordine abilita ad esercitare un particolare servizio nei confronti di tutto il popolo cattolico.
Si può quindi dire che, se «il Battesimo è il sacramento della nascita, la Cresima è il sacramento della crescita» nella fase delicata della maturazione personale. Purtroppo si dice anche che «è il sacramento dell’addio, perché una volta che i giovani la fanno se ne vanno e torneranno poi per il matrimonio», se vorranno farlo in chiesa. Spesso è vero, ma altrettanto spesso è un pregiudizio, sostiene il Pontefice, per il quale «dobbiamo fare che sia il sacrificio di una partecipazione, una partecipazione attiva alla vita della Chiesa».
La parola “sacrificio” non è detta a caso: siamo tutti incorporati a Cristo Sacerdote e anche noi laici offriamo sacrifici di lode quotidiani. Il Santo Padre non si nasconde, inoltre, come vivere da cattolici praticanti e missionari, oggi, comporti spesso dei sacrifici in termini di “popolarità”. La vita di parrocchia, poi, è spesso contrassegnata anche da tensioni e da incomprensioni. Proprio per questo il Papa esige che siano coinvolti come catechisti dei cresimandi «fedeli laici che hanno avuto un incontro personale con Cristo e hanno fatto una vera esperienza dello Spirito», in modo che i ragazzi “si accendano” come fiaccole. «Rimuovere la cenere dell’abitudine e del disimpegno, diventare, come i tedofori alle Olimpiadi, portatori della fiamma dello Spirito», insiste infatti il Pontefice: il Giubileo sia per tutti un momento di forte “ricarica” spirituale e di testimonianza coraggiosa.