­
Il Signore è paziente – Opus Mariae Matris Ecclesiae

Il Signore è paziente

Domenica 23 marzo 2025. Il Papa esce dall’ospedale, ma ha ancora due mesi di convalescenza in cui non potrà mostrarsi molto in pubblico. Come nel Vangelo di questa domenica, occorre molta pazienza, come quella che Dio ha con tutti noi

di Michele Brambilla

Sabato 22 marzo la notizia del giorno diventa subito la fine del ricovero ospedaliero per Papa Francesco. Come spiegano i medici, la polmonite bilaterale pare sotto controllo, ma rimangono alcune infezioni in corso, motivo per cui il Papa non potrà fin da subito esporsi alle folle, come invece esse desiderano ardentemente dopo più di un mese di assenza del Pontefice dal Vaticano. Francesco è stato due volte in pericolo di vita: il rientro a S. Marta subisce quindi una piccola deviazione verso la basilica di S. Maria Maggiore, dove il Papa fa depositare un mazzo di fiori da deporre sull’altare della Salus Populi Romani come forma di ringraziamento. 

A mezzogiorno del 23 marzo, poco prima delle dimissioni ospedaliere, il Pontefice è portato in sedia a rotelle su un balcone del decimo piano del Policlinico Gemelli, da dove benedice i fedeli che si sono radunati, ringraziandoli della vicinanza. La Sala stampa vaticana diffonde in contemporanea, come ormai prassi, un discorso per l’Angelus, in cui si afferma che «la parabola che troviamo nel Vangelo di oggi ci parla della pazienza di Dio, che ci sprona a fare della nostra vita un tempo di conversione», dato che «Gesù usa l’immagine di un fico sterile, che non ha portato i frutti sperati e che, tuttavia, il contadino non vuole tagliare: vuole concimarlo ancora per vedere “se porterà frutti per l’avvenire” (Lc 13,9). Questo contadino paziente è il Signore, che lavora con premura il terreno della nostra vita e attende fiducioso il nostro ritorno a Lui».

Francesco dice di se stesso che «in questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose». 

Come già evidenziato nelle settimane precedenti, il Papa non concentra neanche in questi momenti l’attenzione su di sé, ma rivolge subito il suo pensiero alla situazione internazionale. «Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti», comunica infatti il Santo Padre. «Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo», magari prendendo ad esempio quanto sta accadendo un poco più a nord. 

Il Pontefice, infatti, esprime la sua soddisfazione perché tra Armenia e Azerbaijan si è giunti alla stesura di un «testo definitivo dell’Accordo di pace. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale».

Francesco premia con una benedizione e un saluto cordiale la perseveranza di chi ha pregato per lui. Ora, con la medesima costanza, bisogna continuare a chiedere a Dio la pace «nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo».