La benedizione della fragilità

Domenica 2 marzo 2025. Il Papa si sente sostenuto, in questo momento molto delicato, dalla preghiera di tutti i fedeli, come da lui più volte richiesto fin dall’inizio del suo pontificato. Francesco stesso non smette di essere di sostegno al mondo, continuando a pregare per gli altri malati e i Paesi in guerra

di Michele Brambilla

Come nelle settimane scorse, a mezzogiorno la Sala stampa vaticana rende noto il testo che Papa Francesco avrebbe voluto leggere all’Angelus. In quella breve pagina, il Pontefice evidenzia che «nel Vangelo di questa domenica (Lc 6,39-45) Gesù ci fa riflettere su due dei cinque sensi: la vista e il gusto. Riguardo alla vista, chiede di allenare gli occhi a osservare bene il mondo e giudicare con carità il prossimo». 

Si tratta del grande tema della correzione fraterna. Gesù «dice così: “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”», dato che frequentemente siamo molto bravi ad osservare i difetti degli altri, ma facciamo poco per “aggiustare” i nostri.

«Riguardo al gusto, Gesù ci ricorda che “ogni albero si riconosce dal suo frutto”»: non c’è albero buono che produca frutta cattiva «e i frutti che vengono dall’uomo sono ad esempio le sue parole, che maturano sulle labbra, sicché “la sua bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”». Molto spesso non stiamo attenti a quel che diciamo, c’è chi pensa che le parole siano indifferenti, ma in realtà esse possono ferire più della spada. «E allora possiamo chiederci: io come guardo le altre persone, che sono miei fratelli e sorelle? E come mi sento guardato da loro? Le mie parole hanno un gusto buono, oppure sono intrise di amarezza e di vanità?»: è raro, oggi, che qualcuno si ponga queste domande.  

«Sorelle e fratelli, vi mando questi pensieri ancora dall’ospedale, dove come sapete mi trovo da diversi giorni, accompagnato dai medici e dagli operatori sanitari, che ringrazio per l’attenzione con cui si prendono cura di me. Avverto nel cuore la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore», dice il Pontefice, che ringrazia il Signore perché «mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti».

Il Santo Padre continua, quindi, con molta umiltà, a pensare anzitutto al popolo di Dio, dal quale riceve, in cambio, molto affetto e molte preghiere. «Vorrei ringraziarvi per le preghiere, che si elevano al Signore dal cuore di tanti fedeli da molte parti del mondo: sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare, mi sento come “portato” e sostenuto da tutto il Popolo di Dio», come aveva chiesto fin dal suo primo minuto di pontificato. «Anch’io prego per voi. E prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu», elenca ancora una volta. 

 

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