Lunedì 6 novembre 2023. Nuovo appello del Papa per l’Ucraina e la Terra Santa, contro l’allargamento dei conflitti e pensando soprattutto ai bambini
di Michele Brambilla
Papa Francesco, nell’Angelus del 5 novembre, appunta «alcune parole di Gesù che riguardano gli scribi e i farisei, cioè le guide religiose del popolo. Nei confronti di queste autorità, Gesù usa parole molto severe, “perché essi dicono e non fanno” (Mt 23,3) e “tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”».
«Soffermiamoci allora su questi due aspetti: la distanza tra il dire e il fare e il primato dell’esteriore sull’interiore», focalizza il Papa. «A questi maestri di Israele, che pretendono di insegnare agli altri la Parola di Dio e di essere rispettati in quanto autorità del Tempio, Gesù contesta la doppiezza della loro vita: predicano una cosa, ma poi ne vivono un’altra», come rischiano di fare molti cattolici. Il monito evangelico mantiene, infatti, tutta la sua attualità, perché «questo è il pericolo su cui vigilare: la doppiezza del cuore. Anche noi abbiamo questo pericolo: questa doppiezza del cuore che mette a rischio l’autenticità della nostra testimonianza e anche la nostra credibilità come persone e come cristiani. Tutti noi sperimentiamo, per la nostra fragilità, una certa distanza tra il dire e il fare; ma un’altra cosa, invece, è avere il cuore doppio, vivere con “un piede in due scarpe” senza farcene un problema. Specialmente quando siamo chiamati – nella vita, nella società o nella Chiesa – a rivestire un ruolo di responsabilità», evidenzia il Pontefice.
«Infatti, vivendo nella doppiezza, gli scribi e i farisei sono preoccupati di dover nascondere la loro incoerenza per salvare la loro reputazione esteriore»: tra i cattolici, insiste il Santo Padre, non sia così. Ripete la metafora, a lui cara, dei trucchi sul viso che non mandano via le rughe dell’età. Ripete, però, anche tutta la sua preoccupazione per la deriva che la “terza guerra mondiale a pezzi” sembra raggiungere con un eventuale ampliamento degli scontri armati e dei Paesi coinvolti.
Francesco assicura che «continuo a pensare alla grave situazione in Palestina e in Israele, dove tantissime persone hanno perso la vita». «Vi prego di fermarvi, in nome di Dio», supplica il Papa.
Il Pontefice chiede che «si liberino subito gli ostaggi. Tra di loro ci sono anche tanti bambini, che tornino alle loro famiglie», prega pensando al versante israeliano. «Si percorrano» anche «tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto, si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima».
La questione dei bambini coinvolti nei conflitti interessa particolarmente al Santo Padre, per il quale «così si sta uccidendo il loro futuro. Preghiamo perché si abbia la forza di dire “basta”», in Terra Santa così come in Ucraina.