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La misericordia “costosa” – Opus Mariae Matris Ecclesiae

La misericordia “costosa”

Mercoledì 2 aprile 2025. Sfidando i pregiudizi e le condanne umane, Dio cerca tutti i peccatori, vuole la loro redenzione fino a sedere a tavola con loro. Ce lo insegna l’episodio di Zaccheo, il pubblicano che cercava Gesù e fu da Lui “preceduto”

di Michele Brambilla

Nell’udienza del 2 aprile Papa Francesco si sofferma sulla figura di Zaccheo, «un episodio che mi sta particolarmente a cuore» perché ha contrassegnato la sua maturazione spirituale. 

«Il Vangelo di Luca ci presenta Zaccheo come uno che sembra irrimediabilmente perso. Forse anche noi a volte ci sentiamo così: senza speranza. Zaccheo invece scoprirà che il Signore lo stava già cercando. Gesù infatti è sceso a Gerico, città situata sotto il livello del mare, considerata un’immagine degli inferi, dove Gesù vuole andare a cercare coloro che si sentono perduti», come accadrà il Sabato Santo e come professiamo nel Simbolo apostolico («discese agl’inferi»). 

Zaccheo «ha fatto delle scelte sbagliate o forse la vita l’ha messo dentro situazioni da cui fatica a uscire. Luca insiste infatti nel descrivere le caratteristiche di quest’uomo: non solo è un pubblicano, cioè uno che raccoglie le tasse dei propri concittadini per gli invasori romani, ma è addirittura il capo dei pubblicani, come a dire che il suo peccato è moltiplicato. Luca aggiunge poi che Zaccheo è ricco, lasciando intendere che si è arricchito sulle spalle degli altri, abusando della sua posizione».

Quando però «viene a sapere che Gesù sta attraversando la città, Zaccheo sente il desiderio di vederlo. Non osa immaginare un incontro, gli basterebbe guardarlo da lontano», ma è basso di statura e la folla gli impedisce (forse volutamente) di scorgere il Messia. Sale allora su un sicomoro, perché «quando hai un desiderio forte, non ti perdi d’animo. Una soluzione la trovi. Occorre però avere coraggio e non vergognarsi, ci vuole un po’ della semplicità dei bambini e non preoccuparsi troppo della propria immagine. Zaccheo, proprio come un bambino, sale su un albero. Doveva essere un buon punto di osservazione, soprattutto per guardare senza essere visto».

A sorpresa, Cristo non solo lo riesce a vedere, ma gli chiede anche ospitalità, perché «Dio non può passare senza cercare chi è perduto. Luca mette in evidenza la gioia del cuore di Zaccheo. È la gioia di chi si sente guardato, riconosciuto e soprattutto perdonato. Lo sguardo di Gesù non è uno sguardo di rimprovero, ma di misericordia», un tipo di misericordia che a noi non sempre “va a genio”. Spesso, bramiamo una punizione che solletichi il nostro desiderio di vendetta nei confronti di alcuni tipi di peccatori, in questo caso il corrotto. «Mormoriamo perché vorremmo mettere dei limiti all’amore di Dio», rimarca con precisione il Pontefice. 

«Nella scena a casa, Zaccheo, dopo aver ascoltato le parole di perdono di Gesù, si alza in piedi, come se risorgesse dalla sua condizione di morte»: non a caso, nel Vangelo di Luca l’episodio precede immediatamente l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. C’è uno stretto legame tra la Pasqua di Cristo e la misericordia di cui siamo oggetto immeritevole: quando ci confessiamo, incontriamo l’amore del Crocifisso. 

Zaccheo non solo si pente, ma prende anche l’impegno di restituire il quadruplo di quanto rubato. «Non si tratta di un prezzo da pagare, perché il perdono di Dio è gratuito, ma si tratta del desiderio di imitare Colui dal quale si è sentito amato. Zaccheo si prende un impegno a cui non era tenuto, ma lo fa perché capisce che quello è il suo modo di amare. E lo fa mettendo insieme sia la legislazione romana relativa al furto, sia quella rabbinica circa la penitenza. Zaccheo allora non è solo l’uomo del desiderio, è anche uno che sa compiere passi concreti», quelli che sono richiesti anche al penitente cattolico che riesca ad individuare esattamente la radice dei suoi peccati personali. Nell’esame di coscienza non ci si dimentichi mai di essere sempre preceduti dall’amore di Dio.