Mercoledì 18 dicembre 2024. Il Papa inizia un ciclo di catechesi che accompagnerà tutto il Giubileo del 2025, intitolato “Gesù Cristo nostra speranza”
di Michele Brambilla
Come sostiene lo stesso Papa Francesco introducendo l’udienza del 18 dicembre, «oggi iniziamo il ciclo di catechesi che si svolgerà lungo tutto l’Anno giubilare. Il tema è “Gesù Cristo nostra speranza”: è Lui, infatti, la meta del nostro pellegrinaggio, e Lui stesso è la via, il cammino da percorrere» per raggiungerlo.
«La prima parte tratterà l’infanzia di Gesù, che ci viene narrata dagli Evangelisti Matteo e Luca (cfr Mt 1–2; Lc 1–2)», puntualizza il Papa. Nelle pagine di quei due evangelisti «ci è presentato Gesù neonato, bambino e adolescente, sottomesso ai suoi genitori e, nello stesso tempo, consapevole di essere tutto dedito al Padre e al suo Regno». San Matteo, che guarda a quelle vicende con gli occhi di san Giuseppe, inizia il suo Vangelo con la genealogia di Gesù: «Si tratta di una lista di nomi già presente nelle Scritture ebraiche, per mostrare la verità della storia e la verità della vita umana. In effetti, “la genealogia del Signore è costituita dalla storia vera, dove sono presenti alcuni nomi a dir poco problematici e si sottolinea il peccato del re Davide (cfr Mt 1,6). Tutto, comunque, finisce e fiorisce in Maria e in Cristo (cfr Mt 1,16)” (Lettera sul rinnovamento dello studio della storia della Chiesa, 21 novembre 2024)».
La genealogia ci ricorda che «nessuno si dà la vita da sé stesso, ma la riceve in dono da altri», all’interno di una storia umana in cui si mescolano grazia e peccato. «Diversamente però dalle genealogie dell’Antico Testamento, dove appaiono solo nomi maschili, perché in Israele è il padre a imporre il nome al figlio, nella lista di Matteo tra gli antenati di Gesù compaiono anche le donne»: anzitutto Tamar, «la nuora di Giuda che, rimasta vedova, si finge prostituta per assicurare una discendenza a suo marito (cfr Gen 38)». Il Giuda di cui si parla è il figlio maggiore di Giacobbe. Seguono Racab, una prostituta che permette la conquista di Gerico da parte degli Ebrei (cfr Gs 2), «Rut, la moabita che, nel libro omonimo, resta fedele alla suocera, se ne prende cura e diventerà la bisnonna del re Davide; Betsabea, con cui Davide commette adulterio e, dopo aver fatto uccidere il marito, genera Salomone (cfr 2Sam 11); e infine Maria di Nazaret, sposa di Giuseppe, della casa di Davide: da lei nasce il Messia, Gesù». Un elenco, quindi, molto eterogeneo, ma «ciò che Matteo fa emergere è che, come ha scritto Benedetto XVI, “per il loro tramite entra (…) nella genealogia di Gesù il mondo delle genti – si rende visibile la sua missione verso ebrei e pagani” (L’infanzia di Gesù, Milano-Città del Vaticano 2012, 15)».
Francesco evidenzia che Maria «segna un nuovo inizio, è lei stessa un nuovo inizio, perché nella sua vicenda non è più la creatura umana protagonista della generazione, ma Dio stesso». Sempre per disposizione divina «il Figlio di Dio, consacrato al Padre con la missione di rivelare il suo volto (cfr Gv 1,18; Gv 14,9), entra nel mondo come tutti i figli dell’uomo, tanto che a Nazaret sarà chiamato “figlio di Giuseppe” (Gv 6,42) o “figlio del falegname” (Mt 13,55). Vero Dio e vero uomo», come ribadì solennemente, contro Ario, il primo concilio di Nicea, di cui nel 2025 celebreremo i 1700 anni.
Particolarmente belle le parole rivolte ai pellegrini portoghesi, in cui il Papa osserva che «la genealogia di Gesù ci fa pensare ai nostri antenati, ai nostri nonni e alla ricchezza di tutti gli anziani. Sono un dono di Dio da ringraziare e di cui prendersi cura. Non permettiamo che si trovino da soli durante le prossime festività del Natale».
Ai polacchi raccomanda l’usuale carità verso gli ucraini. A tutti chiede di continuare a pregare per i popoli in guerra.