La speranza di Israele

Mercoledì 29 gennaio 2025. San Giuseppe e la discendenza davidica del Messia

di Michele Brambilla

Come spiega Papa Francesco nell’udienza del 29 gennaio, sono due i Vangeli canonici che parlano per diversi capitoli dell’infanzia di Gesù. Se il Vangelo di Luca racconta gli avvenimenti dal punto di vista della Madre, Maria, l’evangelista «Matteo si pone nella prospettiva di Giuseppe, l’uomo che assume la paternità legale di Gesù, innestandolo sul tronco di Iesse e collegandolo alla promessa fatta a Davide». «Gesù, infatti, è la speranza di Israele che si compie: è il discendente promesso a Davide (cfr 2Sam 7,12; 1Cr 17,11), che rende la sua casa “benedetta per sempre” (2Sam 7,29); è il germoglio che spunta dal tronco di Iesse (cfr Is 11,1), il “germoglio giusto” destinato a regnare da vero re, che sa esercitare il diritto e la giustizia (cfr Ger 23,5; 33,15)», specifica il Papa citando le Scritture. 

«Giuseppe entra in scena nel Vangelo di Matteo come il fidanzato di Maria. Per gli ebrei il fidanzamento era un vero e proprio legame giuridico, che preparava a ciò che sarebbe accaduto circa un anno dopo, cioè la celebrazione del matrimonio»: in quel lasso di tempo la donna veniva custodita dalla famiglia paterna. La gravidanza miracolosa di Maria, giunta nel momento in cui, dal punto di vista della Legge, non poteva in alcun caso conoscere uomo (Lc 1,34), “sovverte” le tappe tradizionali di avvicinamento alla casa dello sposo.

Il Giusto (zaddiq in ebraico) Giuseppe «agisce ponderatamente: non si lascia sopraffare da sentimenti istintivi e dal timore di accogliere con sé Maria, ma preferisce farsi guidare dalla sapienza divina. Sceglie di separarsi da Maria senza clamori, privatamente», per non esporla ai rigori della Torah. A quel punto appare un angelo anche a lui: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). Il padre adottivo di Gesù non ha bisogno di altre prove: si fida, cioè ripone la sua fiducia nel Signore. Come lui i battezzati devono «accogliere con responsabilità il Cristo che, dal momento del nostro battesimo, vive e cresce nella nostra vita».

Parlando ai pellegrini polacchi, il Pontefice ripete che «in questi giorni ricordiamo i vostri connazionali che insieme ai membri delle altre nazioni furono vittime dello sterminio nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Fratelli e sorelle, siate custodi della verità e della memoria di questa tragedia e delle sue vittime, tra cui non pochi martiri cristiani. È un monito per il costante impegno per la pace e per la difesa della dignità della vita umana in ogni nazione e in ogni religione».

Il Papa esprime la sua «preoccupazione per l’aggravarsi della situazione securitaria nella Repubblica Democratica del Congo. Esorto tutte le parti in conflitto ad impegnarsi per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari. Seguo con apprensione anche quanto accade nella Capitale, Kinshasa, auspicando che cessi quanto prima ogni forma di violenza contro le persone e i loro beni».

Comments are closed.