Domenica 9 settembre 2024. Più ci allontaniamo da Dio, più il Padre insiste a sottrarci, tramite il Figlio, al nostro mutismo e alla nostra sordità spirituale
di Michele Brambilla
L’8 settembre Papa Francesco prega l’Angelus al termine della Messa nello stadio “Sir John Guise” di Port Moresby, in Papua Nuova Guinea. Invita a guardare in particolare a due titoli della Madonna: «Maria aiuto dei cristiani – Maria Helpim», che «vi accompagni e vi protegga sempre: rafforzi l’unione delle famiglie, renda belli e coraggiosi i sogni dei giovani, sostenga e consoli gli anziani, conforti i malati e i sofferenti», e «la festa liturgica della Natività di Maria», in occasione della quale invita a rivolgere un pensiero al santuario di Lourdes, in Francia, inondato dalle piogge di questi giorni. «E da questa terra così benedetta dal Creatore, vorrei insieme a voi invocare, per intercessione di Maria Santissima, il dono della pace per tutti i popoli. In particolare, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico», che non è meno carica di tensione del Medio Oriente e dell’Europa orientale.
Nell’omelia il Papa evidenzia che «la prima parola che oggi il Signore ci rivolge è: “Coraggio, non temete!” (Is 35,4). Il profeta Isaia lo dice a tutti coloro che sono smarriti di cuore. Egli in questo modo incoraggia il suo popolo e, pur in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze, lo invita a levare lo sguardo in alto, verso un orizzonte di speranza e di futuro: Dio viene a salvarci, Egli verrà e, in quel giorno, “si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi” (Is 35,5)».
«Questa profezia si realizza in Gesù», come mostra la pagina di Vangelo proposta dalla liturgia del giorno. Cristo guarisce un sordomuto e nella descrizione del miracolo, nel Vangelo di Marco, «vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù». Dio non emargina mai nessuno; l’uomo, invece, crea “periferie” esistenziali. Il sordomuto non è in grado di comunicare, «allora possiamo leggere questa condizione di sordomuto anche in un altro senso, perché può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il cuore». Il Pontefice ricorda che «a questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze».
«Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo», dice il Santo Padre. «E voi, fratelli e sorelle, che abitate questa terra così lontana, forse avete l’immaginazione di essere separati, separati dal Signore, separati dagli uomini, e questo non va», perché in realtà «anche a voi oggi il Signore dice: “Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli”. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito».
«E in questo cammino vi accompagni il beato Giovanni Mazzucconi», nativo di Lecco, protomartire del PIME. «Tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi», fino a morire per mano degli indigeni a Woodlark, nel 1855, a soli 29 anni.