20 ottobre 2022 – Tornare continuamente ai momenti in cui il Signore ha parlato al mio cuore: ne beneficerà anche il nostro sguardo sul presente
di Michele Brambilla
Come ricorda Papa Francesco ai fedeli dell’udienza del 19 ottobre, «nella vita dobbiamo prendere delle decisioni, sempre, e per prendere le decisioni dobbiamo fare un cammino, una strada di discernimento. Ogni attività importante ha le sue “istruzioni” da seguire, che vanno conosciute perché possano produrre gli effetti necessari. Oggi ci soffermiamo su un altro ingrediente indispensabile per il discernimento: la propria storia di vita».
Il Pontefice ritiene, infatti, che «la nostra vita è il “libro” più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie. Sant’Agostino, un grande cercatore della verità, lo aveva compreso proprio rileggendo la sua vita, notando in essa i passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza del Signore», che lo sosteneva con la sua grazia, guidandolo nella Milano di sant’Ambrogio (374-397 d.C.), dove approdò alla fede cattolica dopo aver tergiversato dietro al manicheismo e ad altre eresie. «Al termine di questo percorso noterà con stupore: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te” (Confessioni X, 27.38). Da qui il suo invito a coltivare la vita interiore per trovare ciò che si cerca: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità” (La vera religione, XXXIX, 72). Questo è un invito che io farei a tutti voi, anche lo faccio a me stesso», dice il Papa: «“Rientra in te stesso. Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso”».
L’uomo, spesso, ha di se stesso un’idea deformata. Ci si sente privi di talento, indegni di qualsiasi dono da parte di Dio, mentre invece «dobbiamo leggere la nostra vita, e così vediamo le cose che non sono buone e anche le cose buone che Dio semina in noi». Francesco parla proprio di un «approccio narrativo»: è fondamentale ricostruire attentamente il momento e il contesto in cui siamo stati toccati dalla grazia divina, perché il Signore non lascia nulla al caso e «il racconto delle vicende della nostra vita consente anche di cogliere sfumature e dettagli importanti, che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel momento rimasti nascosti. Per esempio, una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene», perché vi ritroviamo la “carica” dei momenti di consolazione spirituale.
«Il bene è nascosto, sempre, perché il bene ha pudore e si nasconde: il bene è nascosto; è silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo. Perché lo stile di Dio è discreto: a Dio piace andare nascosto, con discrezione, non si impone; è come l’aria che respiriamo», condensa il Santo Padre. Non solo, «abituarsi a rileggere la propria vita educa lo sguardo, lo affina, consente di notare i piccoli miracoli che il buon Dio compie per noi ogni giorno». Allora «possiamo chiederci: io ho mai raccontato a qualcuno la mia vita? Questa è un’esperienza bella dei fidanzati, che quando fanno sul serio raccontano la propria vita», ma non è così anche per le vocazioni sacerdotali? Importante, quindi, tornare continuamente alle origini delle proprie scelte di vita, meditando su ogni dettaglio, perché non sono altro che le tracce dell’amore del Signore verso ognuno di noi.