Domenica 19 gennaio 2025. Il primo miracolo di Gesù conferma che Egli è lo Sposo che preparerà per tutti il banchetto del Vino nuovo. Il Papa esprime la sua soddisfazione per la tregua appena avviata in Terra Santa, ma non dimentica anche i passi che sono stati compiuti a Cuba per scarcerare molti prigionieri del regime
di Michele Brambilla
«Il Vangelo della liturgia di oggi (Gv 2,1-11) ci narra il primo segno di Gesù, quando trasforma l’acqua in vino durante una festa di nozze a Cana di Galilea. Si tratta di un racconto che anticipa e sintetizza tutta la missione di Gesù: nel giorno della venuta del Messia – così dicevano i profeti – il Signore preparerà “un banchetto di vini eccellenti” (Is 25,6) e “i monti stilleranno il vino nuovo” (Am 9,13)», ricorda Papa Francesco nell’Angelus del 19 gennaio. Il miracolo di Cana, il primo compiuto da Cristo all’inizio della sua missione, attesta chiaramente che «Gesù è lo Sposo che porta il “vino nuovo”» della Salvezza.
«In questo Vangelo possiamo trovare due cose: la mancanza e la sovrabbondanza», ovvero la povertà umana e la risposta di Dio, che, per intercessione di Maria, si china sulle nostre ferite interiori e le sana in un modo per noi inimmaginabile. Infatti il Signore «quando dà, dà tanto. Non ti dà un pezzettino, ti dà tanto». Precisamente, ci dona tutto Se stesso.
«Nel banchetto della nostra vita – possiamo dire – a volte ci accorgiamo che il vino viene a mancare»: questo succede soprattutto «quando le preoccupazioni che ci affliggono, le paure che ci assalgono o le forze dirompenti del male ci tolgono il gusto della vita, l’ebbrezza della gioia e il sapore della speranza». Nei momenti bui non bisogna dimenticare la sovrabbondanza di Dio, che prepara per noi «una festa che non avrà fine».
Costituisce sicuramente un motivo di esultanza il fatto che «nei giorni scorsi è stato annunciato che oggi entrerà in vigore il cessate il fuoco a Gaza. Esprimo gratitudine a tutti i mediatori», dice il Papa nella parte del discorso dedicata ai saluti. «Auspico che quanto è stato concordato venga rispettato subito dalle parti e che tutti gli ostaggi possano tornare finalmente a casa e riabbracciare i loro cari. Prego tanto per loro e per le loro famiglie. Spero pure che gli aiuti umanitari raggiungano ancora più velocemente e in grande quantità la popolazione di Gaza», prosegue quindi Francesco. Il Santo Padre ribadisce che «sia gli israeliani che i palestinesi hanno bisogno di chiari segni di speranza: auspico che le autorità politiche di entrambi, con l’aiuto della Comunità internazionale, possano raggiungere la giusta soluzione per i due Stati».
Il Pontefice ci tiene a ricordare anche che «qualche giorno fa è stata annunciata la liberazione di un gruppo di detenuti dalle carceri cubane»: tutti prigionieri politici, scarcerati grazie alla mediazione della Chiesa. «Si tratta di un gesto di grande speranza che concretizza una delle intenzioni di questo anno giubilare. Auspico che nei prossimi mesi si continui a intraprendere, nelle diverse parti del mondo, iniziative di questo genere, che infondano fiducia al cammino delle persone e dei popoli», aggiunge il Papa, che non dimentica contesti altrettanto difficili (in particolare Ucraina e Myanmar).
«In questi giorni di preghiera per l’unità dei cristiani, non cessiamo di invocare da Dio il dono prezioso della piena comunione tra tutti i discepoli del Signore», affinché la pace regni anzitutto tra coloro che un unico Battesimo ha reso membra vive del Corpo mistico di Cristo.