Mercoledì 16 ottobre 2024. Il dettato del Credo, i suoi snodi teologici e l’azione soprannaturale dello Spirito nella vita ecclesiale. Il Papa accenna anche al martirio, 40 anni fa, del beato Jerzy Popiełuszko
di Michele Brambilla
Come spiega Papa Francesco all’inizio dell’udienza del 16 ottobre, «con la catechesi di oggi passiamo da ciò che sullo Spirito Santo ci è stato rivelato nella Sacra Scrittura a come Egli è presente e operante nella vita della Chiesa, nella nostra vita cristiana», evidenziando in particolare che «nei primi tre secoli, la Chiesa non ha sentito il bisogno di dare una formulazione esplicita della sua fede nello Spirito Santo. Per esempio, nel più antico Credo della Chiesa, il cosiddetto Simbolo apostolico, dopo aver proclamato: “Credo in Dio Padre, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, nato, morto, disceso agli inferi, risorto e asceso al cielo”, si aggiunge: “[credo] nello Spirito Santo” e niente di più, senza alcuna specificazione». Ad ogni modo, la comunità cristiana faceva diretta, quotidiana esperienza dell’influsso dello Spirito sul suo apostolato.
Una specificazione dottrinale divenne necessaria quando «fu l’eresia a spingere la Chiesa a precisare questa sua fede. Quando questo processo iniziò – con Sant’Atanasio nel quarto secolo – fu proprio l’esperienza che essa faceva dell’azione santificatrice e divinizzatrice dello Spirito Santo a condurre la Chiesa alla certezza della piena divinità dello Spirito Santo». Fu così che, nel Concilio Costantinopolitano I (381 d.C.), si «definì la divinità dello Spirito Santo con le note parole che ancora oggi ripetiamo nel Credo: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti”».
Il Santo Padre sottolinea che «dire che lo Spirito Santo “è Signore” era come dire che Egli condivide la “Signoria” di Dio, che appartiene al mondo del Creatore, non a quello delle creature. L’affermazione più forte è che a Lui si deve la stessa gloria e adorazione che al Padre e al Figlio». Il concilio lasciò aperte alcune questioni dottrinali che, a quel punto, suscitarono un certo dibattito nella Chiesa. «Già San Gregorio di Nazianzo, all’indomani di quel Concilio, affermerà senza più remore: “Lo Spirito Santo è dunque Dio? Certamente! È consustanziale? Sì, se è vero Dio” (Oratio 31, 5.10)», ricorda il Papa. San Gregorio era un teologo greco. Tuttavia, quando i cristiani latini trassero le logiche conseguenze del suo enunciato e introdussero il Filioque nel Credo, fu proprio la Chiesa orientale ad opporsi, fino a giungere allo scisma del 1054.
La vertenza, comunque, è oggi ampiamente rimarginata. Il Papa soprassiede ad una spiegazione più dettagliata. Per noi fedeli è importante mettere a fuoco anzitutto che «lo Spirito Santo è “vivificante”, cioè dà la vita», la vita eterna. «Dove sta, in tutto questo, la grande e consolante notizia per noi? È che la vita che ci è data dallo Spirito Santo è vita eterna»: una speranza certa, che illumina i nostri fuggevoli passi in questo mondo, spesso difficile.
E quanto sia arduo conservare la grazia in questo mondo ce lo ricordano le tante guerre in corso, che il Pontefice elenca mestamente alla fine dell’udienza. Nei saluti, però, fa anche un accenno prezioso ai «partecipanti alla conferenza dedicata al Beato Don Popiełuszko, tenutasi a Roma nel 40° anniversario del suo martirio. Questo Beato, che ha insegnato a vincere il male con il bene, vi sostenga nel costruire l’unità nello spirito della verità e del rispetto per la dignità della persona umana».