Lunedì 13 novembre 2023. La vita come continua vigilanza sulla propria vita interiore per essere sempre pronti al Signore che viene
di Michele Brambilla
Come spiega Papa Francesco nell’Angelus del 12 novembre, «il Vangelo oggi ci offre una storia che riguarda il senso della vita di ciascuno. È la parabola delle dieci vergini, chiamate a uscire incontro allo sposo», ovvero il Signore. In fondo «vivere è questo: una grande preparazione per il giorno in cui saremo chiamati a uscire incontro a Gesù».
«Nella parabola però, di quelle dieci vergini, cinque sono sagge e cinque stolte» e «la differenza tra le sagge e le stolte» non sta, avverte il Papa, nella buona volontà, bensì nella previdenza. Tutte le vergini vogliono incontrare lo Sposo, ma solo alcune si ricordano di prendere una quantità di olio sufficiente per le proprie lanterne.
«Guardiamo a noi e vediamo che la nostra vita corre lo stesso rischio: tante volte si è molto attenti alle apparenze, l’importante è curare bene la propria immagine, fare bella figura davanti agli altri. Ma Gesù dice che la saggezza della vita sta altrove: nel curare quello che non si vede, ma è più importante, curare il cuore. La custodia della vita interiore», insiste il Pontefice. «Vuol dire sapersi fermare per ascoltare il proprio cuore, per vigilare sui propri pensieri e sentimenti. Quante volte noi non sappiamo cosa è successo dentro il nostro cuore in quella giornata. Cosa passa dentro ognuno di noi? La saggezza vuol dire saper fare spazio al silenzio, per essere capaci di ascoltare noi e gli altri. Vuol dire» anche «saper rinunciare a un po’ di tempo passato davanti allo schermo del telefono per guardare la luce negli occhi degli altri». Nella pastorale, non cadere nel tranello dell’attivismo, ma «dedicare tempo al Signore, all’ascolto della sua Parola. E il Vangelo ci dà il consiglio giusto per non trascurare l’olio della vita interiore, “l’olio dell’anima”: ci dice che è importante prepararlo». Significa che «la vita interiore non si improvvisa, non è questione di un attimo, di una volta ogni tanto, di una volta per tutte; va preparata dedicando un po’ di tempo ogni giorno, con costanza, come si fa per ogni cosa importante».
Il Papa denuncia che «da diversi mesi il Sudan è in preda a una guerra civile che non accenna a spegnersi e che sta provocando numerose vittime, milioni di sfollati interni e rifugiati nei Paesi limitrofi», determinando «una gravissima situazione umanitaria».
Non che le notizie dalla Terra Santa siano migliori. Francesco assicura che «il pensiero ogni giorno va alla gravissima situazione in Israele e in Palestina. Sono vicino a tutti coloro che soffrono, palestinesi e israeliani. Li abbraccio in questo momento buio. E prego tanto per loro. Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta», ripete con dolore. Dopo aver rinnovato l’invito a preservare i civili e a liberare gli ostaggi, il Santo Padre ribadisce che «ogni essere umano, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, ogni essere umano è sacro, è prezioso agli occhi di Dio e ha diritto a vivere in pace».
La ricorrenza di san Giosafat, vescovo martire ucraino ucciso dai bizantino-ortodossi il 12 novembre 1623, richiama alla memoria anche l’altro conflitto “irrisolvibile”, per il quale il Papa continua a dire che «prego con voi per la pace nel vostro martoriato Paese».