In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza» (Giovanni 10,1-10).
Nelle diverse religioni emerge spesso una figura di pastore supremo: anche nelle culture fortemente politeiste spesso si vede una divinità maggiore, quasi un padre. In effetti, tutto quanto esiste è dono e non possesso dell’uomo. Dunque, è sempre stata avvertita, in modo più o meno nitido, la presenza di un pastore sollecito verso l’unico gregge umano. L’umanità vista come un solo gregge, di cui Dio è l’unico pastore, è una delle immagini più care all’immaginazione religiosa dei popoli. Tutto questo prende luce nel “sì” di Maria, quando il Padre si mostra effettivamente tale, rivolgendo la parola alla Figlia, alla quale chiede collaborazione, affinché giunga a noi il Salvatore, sempre mantenendo un santo equilibrio tra carne e spirito, come tra libertà e grazia. Cristo e Maria ascendono al Cielo per indicarci l’esistenza di un altro luogo, dove si vede il Padre così come egli è.
Ma Dio, nella Chiesa cattolica, si accosta a noi sempre tramite ottimi intermediari. Per essere fedele a questa sollecitudine pastorale, un giorno Gesù disse a Simone: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18). Da duemila anni constatiamo in modo inequivocabile che la fondazione della Chiesa non è umana: nella Chiesa agisce lo Spirito Santo. Da duemila anni mai è mancata nella Chiesa la figura dell’autorità e della legge. Non è presente nessuna contraddizione, a livello dogmatico, in tutto il Magistero dei Pontefici lungo due millenni di vita: c’è una grande luce che viene da Roma, a cui tutti devono fare riferimento affinché la pace della Pasqua risieda in tutti i cuori e nelle nazioni. Pietro, che tutt’ora risiede a Roma, è la roccia sulla quale si fonda l’incredibile compattezza della Chiesa cattolica.
Oggi non pochi uomini pensano di essere pervenuti all’“età maggiore”, e che è giunto il tempo di prendere coscienza della loro assoluta autonomia. Non solo negano Dio, ma ogni forma di dipendenza da qualcuno che sia al di sopra dell’uomo: il gregge umano vuole essere pastore di sé stesso. Le pecore ritengono che siano maturi i tempi per dare lo sfratto a chi le guida e per costituirsi in una repubblica autonoma e indipendente. Naturalmente il lupo non potrebbe aspettarsi una situazione più favorevole. Mentre le pecore brindano al loro autogoverno, il ladrone e il brigante infernale affila i denti per la grande strage.