In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi» (Matteo 10,7-13).
Gesù, dopo un tempo iniziale di preparazione, invia i suoi discepoli alla missione pubblica. Fino ad ora, soltanto sporadicamente i discepoli avevano operato presso il popolo; ora avviene un cambiamento nella vita pubblica di Gesù. Non sarà più soltanto lui a predicare e insegnare. L’azione ora si organizza e i discepoli vengono inviati due a due (cfr. Mc 6,7) con delle precise istruzioni. È Gesù stesso che sceglie con una libertà sovrana: «Chiamò a sé quelli che volle lui» (Mc 3,13). Tutte le azioni apostoliche non sono frutto soltanto dell’ispirazione interiore del singolo, anche se possono onestamente nascere nel cuore di ogni battezzato. Non sono neanche un incarico che possa nascere dalla base della comunità cristiana. L’opera cristiana di diffusione della fede, cioè la missione, è sempre un’investitura dall’alto. Nel vangelo di Luca si dice: «chiamò a sé» (9,1). Dio prima chiama, poi invia. È indispensabile un tempo di sequela, perché l’adesione a Cristo sia completa e acquisti il dovuto spessore. Non è possibile fare diversamente.
Un problema odierno che spesso devono affrontare i seminari sono le vocazioni sacerdotali che non hanno un vissuto di fede sufficientemente lungo. Una fede senza un vissuto non è credibile. Capita anche nelle frequenti conversioni di adulti o di persone battezzate da adulti. I primi anni sono ancora di formazione di base. Ogni opera compiuta nella Chiesa deve essere compiuta nel nome di Cristo: è un vero e proprio prolungamento dell’attività del Salvatore. Possiamo anche dire che ogni incarico ecclesiale è una considerazione più profonda, un riverbero sovrabbondante, dell’impeto con cui ci è stato dato Colui che per eccellenza è l’Inviato, «l’Apostolo e il sommo sacerdote della fede che professiamo» (Eb 3,1). Perciò ogni missione, nella Chiesa, ha la sua scaturigine primaria addirittura nel segreto della stessa vita trinitaria: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21).
Capita spesso, nella Chiesa cattolica, di poter constatare anche negli addetti ai più umili servizi – ma così fu anche per tanto grandi quanto umili mistiche, basti pensare a santa Teresina di Lisieux o a santa Mariam Baouardy – una serenità e una bellezza rivelative di una chiara unzione e benedizione dall’alto.