Martedì 11 luglio 2023

Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi. (Mt 19,27-29).
Il regno di Dio è Gesù stesso presente in chi crede in Lui diventando partecipe del suo stesso corpo che la è Chiesa, il popolo della nuova ed eterna Alleanza, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Nella storia degli uomini persisterà fino alla conclusione della vita terrena la distinzione fra Chiesa, mistero di comunione, e mondo che pure ha bisogno di vivere la vita perfetta di Cristo uomo-Dio come avviene in tutti i cristiani che si fanno trasformare nell’esperienza sacramentale della nuova vita in Cristo. Questa nuova umanità vissuta nell’amicizia con Gesù e con la beata Vergine Maria sua Madre, è la magnifica ricompensa preparata per credenti in Cristo. Comincia già nella storia, ossia nelle relazioni interpersonali della comunità cristiana, della Famiglia e della società civile animata dalla testimonianza e dalla trasformazione culturale e civile promossa dai cristiani nel rispetto della libertà e nella condivisione di quanto possibile a partire dai principi e valori della natura umana nel quadro del bene comune. La libertà religiosa di cui hanno potuto usufruire i cristiani ha favorito la formazione di una nuova civiltà più a misura d’uomo perché secondo il piano di Dio. L’ha spiegato Benedetto XVI nel suo Discorso ai rappresentanti della Cultura francese a Parigi il 12 settembre 2008. Egli stesso aveva trattato l’argomento nell’Udienza generale del 9 aprile dello stesso anno presentando la figura e l’opera di san Benedetto da Norcia che oggi celebriamo. Nel contesto della tremenda decadenza del mondo antico, i popoli della futura Europa si trovavano nello squallore della decadenza, della violenza e dell’anarchia. Benedetto lascia l’ambiente di vizi e disordini morali della Roma decadente in cui vive e diventa monaco eremita prima a Subiaco, poi cenobita a Montecassino. Così impara e insegna a vivere una vita di totale unione con Dio, per meglio comprendere se stessi, e di piena condivisione e collaborazione interpersonale, comunitaria che favorirà la formazione di una nuova società. Con la Regola pone alla base della vita comune l’umiltà dell’obbedienza all’Abate Padre autorevole e amorevole, capace di governare con verità e carità. Da questa impostazione spirituale, culturale e sociale, verrà la nuova Europa dei popoli che tanto ha da dire ancora oggi a noi che cerchiamo l’identità europea nelle sue radici che sono greche e romane alimentate da Cristo stesso che è la Via, la Verità e la Vita per tutti. Sarà questo il vero umanesimo capace di promuovere il progresso verso un’autentica civiltà umana e cristiana che si edifica nell’ “ora et labora”.  

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