Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro (Lc 11,37-41).
Fra la folla che ascolta l’insegnamento di Gesù sulla necessità di credere in lui per vivere sempre nella luce della religiosità sincera e non occasionale e formalista, è presente un fariseo che, fattosi avanti, lo invita a pranzo.
Gesù accetta, ma si mette subito a tavola saltando tutto il rituale delle abluzioni instaurate e tramandate dai rabbini per concretizzare la pratica della purità rituale prevista già dal libro del Levitico.
La sua libertà circa tali usanze ha la funzione pedagogico-educativa di scuotere la sicurezza farisaica di essere graditi presso Dio per avere compiuto semplicemente dei gesti religiosi anche senza la necessaria coerenza del comportamento improntato alla fedeltà e all’amore dell’Alleanza di Dio con il suo popolo.
Sin dal tempo dei profeti veniva denunciata a tutto il popolo la gravità del suo comportamento, illusoriamente religioso, che onorava Dio soltanto con le labbra, mentre il suo cuore era lontano da lui (cfr. Mc 7, 1-13; Is 29,13).
Ma ora, con la presenza di Gesù, è venuto il tempo del rinnovamento nella vera adorazione, in spirito e verità, secondo l’attesa di Dio (cfr. Gv 4,24) nel modo che il suo stesso Figlio Unigenito insegna nella sua esistenza di Verbo Incarnato che ama donare con gioia, da servo obbediente, sé stesso per la gloria del Padre e la salvezza di tutti.
I farisei di ogni tempo sono chiamati a raccogliere e vivere questa lezione.
Gesù sollecitava quelli di allora a purificare la loro coscienza da ogni avidità, intemperanza, rapina e malvagità (cfr. Mt 23,25; Mc 12, 40; Lc 11,39. 20,47) donando in elemosina tutto ciò di cui si erano illecitamente impadroniti strumentalizzando la religione per i loro profitti materiali.
Ai nostri giorni Gesù, attraverso il suo Vicario in terra, Papa Francesco, continua a mettere puntualmente in evidenza le varie contraddizioni di cristiani e non cristiani molto spesso assuefatti a tacitare la coscienza per il quieto vivere che di fatto è causa di confusione, di indifferenza, di appiattimento e di conseguenti conflitti di ogni genere sempre emergenti.
Impariamo così che è sempre più urgente liberarci dalle varie mode del cosiddetto “politicamente corretto” e onorare la nostra bella identità di uomini e donne cristiani e di buona volontà.
E sentiamo di assumerci in primo luogo il nobile compito storico di testimoniare con la nostra condotta, alternativa alla menzogna, la via della verità e dell’amore di Cristo. E nello stesso tempo c’impegniamo anche a spendere tutto quanto abbiamo ricevuto dalla nostra civiltà cristiana per formare uomini e donne capaci di impegnarsi nella buona battaglia, senza “se” e senza “ma”, nella limpida coscienza di esser a servizio del regno di Gesù e di Maria con lo stile organizzativo di buon senso, di carattere simpatico, gioviale e tenace di S. Teresa di Gesù, dottore della chiesa della quale oggi celebriamo la memoria liturgica.