Martedì 16 luglio 2024

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodòma sarà trattata meno duramente di te!». (Mt 11, 20-24)


Il Mistero dell’iniquità

I Misteri che contempliamo nel santo Rosario superano la mente umana ma non la umiliano affatto. Sono le risposte a cui anela il cuore dell’uomo. La Risurrezione di Cristo, come la sua Ascensione, svelano il piano di Dio sui di noi tutti. Li chiamiamo “misteri” perché qualcosa ci è dato di capire e di avvertire come ragionevole, ma il rimanente deve essere esortazione alla fede e con essa deve essere vissuto.

San Paolo rimane particolarmente stupefatto soprattutto dell’elezione di Israele. Perché il popolo che è stato il primo beneficiario della storia della salvezza ora rifiuta il Messia tanto atteso? I villaggi di Galilea come Cafarnao, Betsaida e Corazin sono stati testimoni delle prime rivelazioni del Messia e delle sue parole, eppure oggi non ci sono cristiani, e pellegrini e turisti si aggirano fra le rovine e le poche case. Addirittura vengono paragonate prima a due città fenicie, particolarmente libertine, come Tiro e Sidone; peggio ancora poi, quando Gesù le accosta al luogo più malvagio della Bibbia: la città di Sodoma. 

Il problema non è di chi non si converte non avendo visto nulla, ma di chi non si converte avendo visto. Così Corazim e Betsaida, pur avendo visto, non accolgono la Parola del Maestro, il suo invito a conversione. Talmente certe della propria elezione e della propria salvezza, le città di Israele guardano gli stranieri con sufficienza, ostentano sicurezza, reclamano salvezza assicurata. A Nazaret Gesù non potè operare nessun miracolo, per l’incredulità dei suoi compaesani. Eppure avevano ascoltato e si erano stupiti della sapienza divina di Gesù, ma non l’hanno accolto!

Gli inviti alla conversione di questo sconosciuto e marginale falegname di Nazareth non scuotono molto le coscienze. E Gesù, turbato, scuote e profetizza: le pagane città di Tiro e Sidone si sarebbero certamente convertite alla predicazione del Galileo. Mai presumere della nostra salvezza! Ci appassiamo quando perdiamo il desiderio di proporre la nostra esistenza a chiunque incontriamo! Adagiarsi sulle proprie conquiste è  l’inizio della rovina! Guai, se pensiamo di essere esenti da conversione, se guardiamo gli altri dall’alto in basso, convinti di essere, se non migliori, almeno non peggiori di coloro che non credono! Lasciamoci ancora scuotere da questa parola caustica ed efficace!

 

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