In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». (Mc 9, 30-37)
Lo stile del servizio ce lo ha ben chiarito Gesù stesso. E’ lui il trionfatore della gara dell’umiltà. L’abbassamento, dal cielo fino a Betlemme, non può essere superato. Un momento assai tangibile di questa sottomissione, accadde durante l’ultima cena, quando prese un telo e lavò i piedi agli apostoli. Immagine indimenticabile, carica di pregnanza simbolica. E’ seconda soltanto alla croce del Calvario! Disse infatti a riguardo: “Ecco, io sono tra voi come uno che serve”…(Lc 22, 27). Ora attende che tutti i battezzati facciano lo stesso, perché possano condividere la stessa vittoria. Ciò che si oppone al Vangelo è la tendenza a voler sovrastare il prossimo imponendo le proprie posizioni, in modo più o meno esplicito. Allora emerge sempre una alterigia che sfocia in forme di autoritarismo. Oltre tutto, chi vive una simile propensione – dovunque si trovi in relazione col prossimo, dalla famiglia all’ambiente lavorativo, amicale, ricreativo o ecclesiale – generalmente non si avvede per nulla del disagio che provoca. Ha reazioni esorbitanti se viene contrariato. Si stupisce che gli altri non apprezzino l’impegno che profonde, supervaluta i suoi sforzi e rinfaccia al prossimo di essere immemore e crudo verso di lui. Ci rendiamo ben conto di essere innanzi ad un atteggiamento che è: “dominio”, non certo “servizio”. Una santa introspezione, durante l’ora santa, potrebbe farci cogliere qualche momento della nostra vita, dove ci è sembrato di appartenere alla classe di coloro che servono…purché tutto si svolga secondo i canoni della classe….allora, chiediamo al Signore di essere pienamente servi come il suo unico figlio.