In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. (Lc 21, 5-11)
Riguardo alle cose ultime, cioè gli ultimi fatti previ alla fine del tempo, di cui si parla in questa pagina di Vangelo, il profeta Malachia usa espressioni molto penetranti. Parla del “giorno del Signore”, in cui ritorna Cristo giusto giudice, e “tutto di tutti” sarà chiaro ed evidente, si compirà definitivamente “la gioia della conoscenza storica”, nel giudizio universale. Poi parla di “un giorno rovente come un forno”, che non è una giornata d’estate con caldo torrido. Non ci si può cullare in facili illusioni. Quel forno non è una sauna benefica. E sull’orizzonte non si staglia l’immagine rassicurante del “buon Dio”. Si affaccia, semplicemente, Dio. Che sottoporrà a giudizio la storia e le sue vicende, gli uomini e le loro imprese. Che metterà allo scoperto la mercanzia nascosta nei cuori. I superbi bruceranno come paglia. La paglia non è ornamentale. Paglia sta ad indicare inconsistenza, riduzione a nulla, destinazione fuoco.
“Per voi, invece, cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”. Cultori del suo nome sono coloro che vivono nella logica e nella prassi dell’amore, si battono a viso aperto contro ogni ingiustizia, appaiono custodi della dignità e sacralità della persona umana, sono solidali con i deboli e diventano trasparenti alla misericordia di Dio. Va notato che Gesù mette in guardia contro i falsi messia e gli pseudo profeti portatori di annunci catastrofici. “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!”. L’unico tempo certo è quello della conversione. Ma per avvertire questa scadenza, coincidente con l’oggi, non c’è bisogno di deliranti esperti apocalittici. L’esistenza del cristiano trova il suo punto di equilibrio nella concretezza dell’impegno quotidiano serio e sereno, evitando gli estremi opposti del fanatismo e dell’inerzia. Vero credente è Paolo che campa costruendo tende. La tenda è l’immagine per eccellenza della provvisorietà, cioè l’opposto della grandiosità del tempio di Gerusalemme di cui non restò pietra su pietra. Nonostante tutto, proprio quella costruzione modesta e fragile, edificata con abilità e amore, espressione del lavoro umile, affidato a Dio è in grado di superare la prova della durata e di “reggere” al giorno ultimo.