Martedì 28 gennaio 2025

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre” (Mc 3,31-35).


Noi cristiani sappiamo che la volontà di Dio non ha certamente nulla di dispotico, arbitrario, contraddittorio o di indefinito come avviene nella gestione del potere in qualsiasi contesto delle società umane in cui il potere dell’autorità è inteso come assoluto, ossia sciolto da ogni vincolo o legame naturale e divino.

La volontà di Dio non è neanche un semplice fatto convenzionale derivante dai soli vincoli parentali. Questi infatti, come insegna Gesù, hanno il loro pieno valore nella misura in cui si lasciano plasmare dalla volontà di Dio per compiere cioè l’opera della salvezza voluta dal Padre e che, Egli stesso, il Figlio considera il suo cibo (cfr. Gv, 4,34).

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,37-40).

La volontà di Dio è dunque il suo desiderio di portare a compimento il progetto di amore per tutti i suoi figli, per la sua gloria e la nostra felicità. 

Da soli e chiusi in noi stessi, non siamo capaci di onorare il rapporto filiale con Dio Creatore e Padre. Saremmo condannati alla decadenza, al fallimento e alla disperazione.

Ormai però possiamo farcela. Per questo crediamo nel Figlio Unigenito. Noi ci fidiamo di Lui. Confidiamo in Lui e cresciamo nella sua amicizia in un rapporto di gratitudine e di generosità specialmente nelle varie prove della vita quotidiana.  

Instauriamo, sempre con la sua grazia, una relazione profondamente personale con Gesù e con Lui compiamo l’opera del Padre conoscendo e praticando, insieme ai fratelli e alle sorelle di buona volontà, la sua legge, come insegna la Chiesa, nelle comunità e nelle società in cui viviamo. 

«Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,22-25).

Su questa via non mancheranno l’amore e la luce dello Spirito Santo da chiedere nella preghiera come facevano S. Francesco (cfr. FF, 233) e S. Tommaso d’Aquino (cfr. Commento al Pater).

 

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