Martedì 3 settembre 2024

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. (Lc 4, 31-37)


Gesù, con la sola sua presenza, scaccia i demoni dalle persone.  Gesù è “il più forte” che abbatte il male alla radice. Abbatte la peggior schiavitù che possa cogliere la persona umana. Tutto ciò che Gesù opera ha un preciso scopo e tutto compie a suo tempo. Zittisce gli spiriti del male, impedendo che la sua identità venga rivelata anzi tempo. E’ molto fermo in questo atteggiamento, perché la salvezza che sta attuando prevede un percorso sapiente. E’ cosciente di un calice amaro che deve bere, ed è angosciato fino a che ciò non si è compiuto. E’ indispensabile che muoia sulla croce, come agnello assai prezioso, il vero agnello pasquale. Il diavolo cerca di distoglierlo, per traviarlo verso la vittoria di un Messia visto umanamente come un grande generale che sbaraglia il nemico. Ne deriverebbe un Messia pieno di successo acclamato dal popolo. 

L’unica vittoria definitiva non poteva essere che quella del Calvario, cioè la piena sconfitta di Satana. La croce di Cristo è la rovina delle forze infernali, ragion per cui, Gesù non cede mai riguardo al massimo insegnamento: la via maestra della santa croce.

Ai suoi discepoli insegnerà con insistenza che il Messia per entrare nella gloria, deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (Lc 24, 26). La sofferenza diviene salvifica e parte integrante della missione del Salvatore. Gesù soffre e muore in croce come sublime atto di carità verso noi peccatori. Sotto la croce nasce il senso profondo della sofferenza e della morte. Tanti uomini e donne di tutte le epoche hanno fatto propria, la sapienza della croce e ne hanno sperimentato la serenità profonda anche a contatto con l’amarezza dell’abbandono, del tradimento  e delle sofferenze fisiche.

 

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