In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”». (Lc 14, 15-24)
Questi tre personaggi che rifiutano l’invito hanno in comune l’urgenza di fare cose che non possono aspettare neanche un minuto. Il banchetto rappresenta la vita eterna a cui Dio ci invita tutti i giorni. Il banchetto dunque è l’unica cosa veramente importante nella vita. Tralasciare l’importante per l’urgente, significa essere travolti dal secolarismo e porre Dio in second’ordine. Non si troverà mai il tempo di andare a Messa. La Messa può aspettare, l’aperitivo con i parenti no. Una sola cosa è assolutamente importante e necessaria nella vita: guadagnare Dio e, con lui, la vita eterna; trascurare questo per piccole faccende, per quanto urgenti, è stoltezza, è fallire tutto. Il filosofo danese Soren Kierkegaard, oltre ad essere uno dei più grandi filosofi della storia, era anche un grande credente e diceva: “Esistono certamente pene e disgrazie terribili in questo mondo, vite del tutto sprecate. Io stesso ne ho conosciute diversi casi da vicino. Ma veramente sprecata è solo la vita di colui che la lascia passare, ingannato dalle gioie di quaggiù e correndo dietro ora, a questa ora, a quella preoccupazione. Senza mai rendersi conto che esiste un Dio e che lui, proprio lui, sta davanti a questo Dio. Mi sembra di poter piangere per un’eternità al pensiero che esiste al mondo questa miseria”. Anche nell’umano c’è un pesante riverbero. Il medico, o anche solo il nostro corpo, ci avverte di una malattia ma la cureremo dopo aver sbrigato un certo lavoro…si interviene poi quando il danno è irrimediabile. Il Vangelo indirettamente, è anche scuola di vita; ci insegna a non perdere l’importante per l’urgente, come successe agli invitati della nostra parabola.