In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Matteo 6,1-6.16-18).
Pregare è elevare la mente a Dio per un santo colloquio con il nostro Signore eterno. È sempre un momento di grande intimità, che si preferisce attuare in un luogo idoneo. Il Vangelo ci illustra come nella settimana di Gesù vi erano spesso tempi dedicato al Tempio per l’insegnamento e la preghiera ufficiale. Ma il mattino era sempre dedicato alla preghiera personale, in solitudine, in un luogo appartato, per cui nessuno riusciva a trovarlo. Spesso saliva su un monte, per cercare un luogo che agevolasse il raccoglimento.
Nella formazione spirituale la Chiesa raccomanda sempre entrambe le forme di preghiera, pubblica e privata. Va però precisato che anche la preghiera pubblica ha una assai prevalente dimensione interiore. Quando recitiamo il Credo in assemblea, le parole pronunciate sono le stesse per tutti, ma non così il vissuto interiore. Coloro che vivono la preghiera con costanza sanno che con essa accade sempre qualcosa di veramente idoneo a noi, qui ed ora. Spesso non sappiamo cosa chiedere e otteniamo un “cuore che ascolta” e alla sera siamo sempre ricchi di buone e saporose opere. Se lo proponessimo a una persona qualsiasi direbbe che è solo un caso fortuito. Invece Dio ascolta la preghiera e spesso la perfeziona. La vicinanza al Padre corrisponde a una gioia profonda che è una perla preziosa, da non cambiare con nulla al mondo.
La vita religiosa, la ricerca della volontà di Dio, quindi la perfezione della santità personale, non possono paragonarsi a nessuna altra contingenza al mondo. Sono i grandi valori interiori dell’essere Figlio di Dio. Fin d’ora lo mostriamo con la nostra pace, ma splenderanno pienamente al ritorno del Re dei re, che rivelerà pienamente la sua gloria e coloro che sono uniti a lui.