Mercoledì 24 aprile 2024

In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» (Giovanni 12,44-50).


Non basta ascoltare le parole di Gesù: anche i Giudei le avevano ascoltate, ma non si erano aperti al suo messaggio aderendo con fede all’inviato definitivo di Dio. Egli non è venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo: non accogliere le parole di Gesù comporta l’autoesclusione dalla salvezza nell’ultimo giorno, cioè nel giudizio finale. Nel Cristo è presente l’éschaton (le cose ultime) della salvezza: chi crede in lui è già reso partecipe della vita divina, anche se in forma iniziale.

Secondo un’interpretazione, nell’arte medievale l’amore di Gesù per la nostra salvezza era così sentito che i pittori riservavano agli angeli, e non al Salvatore in persona, il compito di gettare all’inferno i dannati: Gesù è bontà incarnata, e difficilmente sarebbe stato accostato alla realtà della dannazione eterna. In realtà questa sarebbe una spiegazione molto umana della dura realtà del fuoco che non si consuma. Per lo stesso motivo è stato criticato Michelangelo (1475-1564) nella sua raffigurazione dipinta nella Cappella Sistina.

In realtà l’intento degli artisti medievali era probabilmente un altro, cioè quello simbolico: le creature angeliche raffigurano i dieci comandamenti. Il decalogo è già un giudizio su tutta la vita dell’uomo: come in geometria se sbagli nel calcolare un’area da pavimentare ti vengono a mancare le piastrelle sufficienti, e l’errore si evince e condanna il tuo operato, così il rapinatore è condannato dal suo stesso furto. Lo scopo dei comandamenti è la distinzione fra il bene e il male: chi sbaglia è condannato dal suo stesso sbaglio.

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