Mercoledì 9 ottobre 2024

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,e non abbandonarci alla tentazione». (Lc 11, 1-4)

 

Anche coloro che non hanno una fede precisa in senso religioso, vivono momenti in cui si ritrovano, quasi senza saperlo, a mormorare una breve preghiera. Ma se ciò non fosse, non per questo sarebbe eliminabile la dimensione orazionale dell’uomo, perché la precarietà comunque emerge. Quindi pregherebbe comunque il suo precariato, che domanda senso profondo, verità, amore, bellezza e pace.  Sant’Agostino così si esprime: “Il tuo desiderio è la tua preghiera”. Ogni essere umano è una preghiera vivente, forte talvolta come un grido, appassionata come una struggente invocazione. Per questo motivo, quanto chiedono i discepoli di Gesù, non riguarda tanto il valore della preghiera, quanto il modo. Come comportarsi per pregare come Gesù? Il quale, dopo il tempo della preghiera del mattino, doveva presentarsi con un volto particolarmente luminoso, come se lasciasse trasparire una grande gioia? Le preghiere di Giovanni Battista erano molto elaborate, per cui i discepoli saranno rimasti sorpresi dalla semplicità del Padre Nostro. 

La cosa fondamentale che siamo invitati a chiedere a Dio, è Dio stesso. Godere del vero volto di Dio, è la grazia più grande. Se Dio fosse per noi un Dio terribile – in ogni altra religione alla fine Dio ha questa attribuzione – cioè più padrone che padre, vivremmo sempre sotto un’inguaribile paura di Dio e quindi anche della vita. Già il padre della fede “Abramo” si libera della paura di Dio e, con dignità e coraggio, intercede per due città che sarebbero state distrutte da Dio. Dio si rivela come un Dio che ascolta i suoi figli, tutt’altro che inflessibile, gradisce un rapporto famigliare e si la lascia piegare. 

Dopo aver abbandonato tante immagini di Dio – in questo è stato il grande maestro Gesù Cristo – siamo giunti a riconoscerlo come Padre. Questa immagine poi richiede sempre attenzione e perseveranza, perché la volontà di potenza umana è sempre in agguato. Dio invece è Padre senza tutti i limiti della paternità umana. 

Si può meglio capire ora il senso della preghiera che ci ha lasciato Gesù: “Padre sia santificato il tuo nome”.  E’ come dire al Signore: “Signore fa’ che ti riconosciamo sempre come Padre”. Se qualcos’altro chiediamo, è frutto della natura umana e dei suoi limiti, per cui si chiedono doni attinenti a necessità immediate. In realtà, il dono più grande di cui abbiamo bisogno, quello che li comprende tutti, è la presenza del Padre nella nostra vita. Questa è la preghiera sempre esaudita: Dio manda il suo Spirito che ci fa riconoscere Dio come Padre e la sua ineguagliabile tenerezza. Bello chiedere questo anche per coloro che soffrono nel dubbio e non sanno cosa chiedere. Dio non si fa pregare. Dice a noi: “Bussate, vi sarà aperto”. Ma ciò che domanda è Lui il primo a compierlo, è lui che bussa per primo: “Ecco sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3, 20). Chi prega con questa certezza, è segno che la sua preghiera è già stata esaudita. Già solo pregare è frutto della presenza di Dio.

 

 

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