Domenica 19 novembre 2023. “Trafficare” i propri talenti in un mondo per niente accomodante
di Michele Brambilla
Papa Francesco nell’Angelus del 19 novembre illustra la parabola dei talenti. Il padrone della parabola «li distribuisce in base alle capacità di ciascuno. Al ritorno chiede conto di ciò che hanno fatto. Due di loro hanno raddoppiato quanto ricevuto e il signore li loda, mentre il terzo, per paura, ha seppellito il suo talento e può solo restituirlo, ragione per cui riceve un severo rimprovero. Guardando a questa parabola, possiamo imparare due modi diversi di accostarci a Dio».
Il Papa analizza per primo il seppellimento del proprio talento, «che non sa vedere le ricchezze che Dio gli ha dato: egli non si fida, né del padrone né di sé stesso. Infatti dice al suo signore: “So che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso” (v. 24). Nei suoi confronti prova paura. Non vede la stima, non vede la fiducia che il Signore ripone in lui, ma vede soltanto l’agire di un padrone che pretende più di ciò che dà, di un giudice», quindi il servo agisce solo per ricevere il minor danno possibile.
«Vediamo allora il secondo modo, negli altri due protagonisti, che ricambiano la fiducia del loro signore fidandosi a loro volta di lui. Questi due investono tutto quello che hanno ricevuto, anche se non sanno in partenza se tutto andrà bene: studiano, vedono le possibilità e con prudenza cercano il meglio; accettano il rischio di mettersi in gioco» in un mondo che può anche essere potenzialmente indifferente, persino ostile all’azione apostolica. «Si fidano, studiano e rischiano»: è un rischio “calcolato”, ovvero preannunciato dallo stesso Gesù (Gv 15,18: «Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me») e messo nel conto in partenza, ma non rinunciano e guadagnano, così, la vita eterna.
«Fratelli e sorelle, questo è il bivio che abbiamo davanti a Dio: paura o fiducia. O tu hai paura davanti a Dio o tu hai fiducia nel Signore. E noi, come i protagonisti della parabola,– tutti noi – abbiamo ricevuto dei talenti, tutti, ben più preziosi del denaro. Ma molto di come li investiamo dipende dalla fiducia nei confronti del Signore, che ci libera il cuore, ci fa essere attivi e creativi nel bene», dice il Pontefice.
Il Santo Padre ricorda che «ieri a Siviglia sono stati beatificati Manuel Gonzales-Serna, sacerdote diocesano, e diciannove compagni presbiteri e laici, uccisi nel 1936 nel clima di persecuzione religiosa della guerra civile spagnola. Questi martiri hanno dato testimonianza a Cristo fino alla fine. Il loro esempio conforti i tanti cristiani che nel nostro tempo sono discriminati per la fede».
«E, fratelli e sorelle, continuiamo a pregare per la martoriata Ucraina – vedo le bandiere qui – e per le popolazioni di Palestina e Israele. La pace è possibile. Ci vuole buona volontà. La pace è possibile. Non rassegniamoci alla guerra! E non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre, sempre è una sconfitta. Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi», aggiunge subito dopo.