Lunedì 30 gennaio 2023. Il pellegrinaggio terreno dei “poveri in spirito”, dalla pagina delle Beatitudini al primo viaggio apostolico ecumenico in Congo e Sud Sudan
di Michele Brambilla
Papa Francesco introduce l’Angelus del 29 gennaio evidenziando che «nella liturgia odierna si proclamano le Beatitudini secondo il Vangelo di Matteo (cfr Mt 5,1-12). La prima è fondamentale e dice così: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (v. 3)».
Ci si può domandare «chi sono i “poveri in spirito”? Sono coloro che sanno di non bastare a sé stessi, di non essere autosufficienti, e vivono come “mendicanti di Dio”: si sentono bisognosi di Dio e riconoscono che il bene viene da Lui, come dono, come grazia. Chi è povero in spirito fa tesoro di quello che riceve; perciò desidera che nessun dono vada sprecato», risponde il Papa. «Oggi vorrei soffermarmi su questo aspetto tipico dei poveri in spirito: non sprecare», pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci operata dallo stesso Gesù. “Cultura dello spreco” e “cultura dello scarto” sono speculari nel mondo contemporaneo, pertanto «vorrei proporvi allora tre sfide contro la mentalità dello spreco e dello scarto», la prima delle quali è considerare se stessi come dono.
«Ognuno di noi», infatti, «è un bene, indipendentemente dalle doti che ha. Ciascuna donna, ciascun uomo è ricco non solo di talenti, ma di dignità, è amato da Dio, vale, è prezioso» non soltanto per quello che può fare, ma soprattutto perché esiste. Il primo spreco è “buttare via” se stessi. Quanto ai doni materiali, «risulta che nel mondo ogni anno vada sprecato circa un terzo della produzione alimentare totale. E questo mentre tanti muoiono di fame! Le risorse del creato non si possono usare così; i beni vanno custoditi e condivisi, in modo che a nessuno manchi il necessario». Ricordarsi, inoltre, di non paragonare le persone agli oggetti: ribadendo che «la cultura dello scarto dice: ti uso finché mi servi; quando non mi interessi più o mi sei di ostacolo, ti butto via. E si trattano così specialmente i più fragili: i bambini non ancora nati, gli anziani, i bisognosi e gli svantaggiati. Ma le persone non si possono buttare via, gli svantaggiati non si possono buttare via! Ciascuno è un dono sacro, ciascuno è un dono unico, ad ogni età e in ogni condizione», il Pontefice riafferma la sacralità della vita.
Una sacralità da riaffermare nel concreto, in un momento nel quale si riaccende la polveriera mediorientale. Compiangendo le vittime di entrambi i fronti, il Santo Padre avverte israeliani e palestinesi che «la spirale di morte che aumenta di giorno in giorno non fa altro che chiudere i pochi spiragli di fiducia che ci sono tra i due popoli». La Carovana della pace dell’Azione Cattolica permette al Papa di rinnovare la condanna nei confronti del conflitto in Ucraina. «Rinnovo poi il mio appello per la grave situazione umanitaria nel Corridoio di Lachin, nel Caucaso Meridionale. Sono vicino a tutti coloro che, in pieno inverno, sono costretti a far fronte a queste disumane condizioni. È necessario compiere ogni sforzo a livello internazionale per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone», dato che il conflitto tra Armenia e Azerbaigian è stato finora sottovalutato.
Francesco si recherà in settimana in Africa, dove visiterà il Congo e il Sud Sudan. «Quelle terre sono provate da lunghi conflitti: la Repubblica Democratica del Congo soffre, soprattutto nell’Est del Paese, per gli scontri armati e per lo sfruttamento; mentre il Sud Sudan, dilaniato da anni di guerra, non vede l’ora che finiscano le continue violenze che costringono tanta gente a vivere sfollata e in condizioni di grande disagio». Il Pontefice precisa che «in Sud Sudan arriverò insieme all’Arcivescovo di Canterbury e al Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia: vivremo così insieme, da fratelli, un pellegrinaggio ecumenico di pace», il primo della storia. Mai come oggi è necessario che i “poveri in spirito” mettano in campo tutti i loro doni, affinché sia visibile la comunione ecclesiale e il mondo ritrovi, di riflesso, la sua unità in Cristo.