Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti (Giovanni 6,16-21).
Quando chiami in causa Gesù Cristo, è il Salvatore del mondo che interviene, sempre disposto ad alleviare le pene di un peccatore che dice: “Kyrie eleison”. Spesso ho visto cuori cedere, ad esempio, di fronte a momenti acuti di malattia, e poi venire travolti dalla disperazione. Generalmente il male viene ingigantito, proiettandosi nel futuro e divenendo così pura menzogna. Combattere contro nemici inesistenti è la peggiore delle battaglie.
Queste situazioni spirituali vengono a crearsi in chi è solo innanzi alle difficoltà della vita, e poi si perde d’animo innanzi alla dura questione di governare l’anima, sempre attaccata dallo scoraggiamento. È la prima arma che usa il demonio. Accade di essere messi alla prova con tre, quattro problemi contemporaneamente, quando restiamo anche soli ad affrontarli.
Se accogli Gesù nel mare delle tue difficoltà, dicendo, come i ciechi nel Vangelo: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore» (cfr. Mt 20,30; CCC 435), lui ti mette in bocca le stesse parole con cui placa vento e tempesta: «Taci, calmati!» (Mc 4,39). Dopo di che, vedo solo una croce che so portare.