In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. (Mc 8, 1-10)
Una grande folla segue Gesù con perseveranza e fatica. Non sono certo accomodati in un deserto, non si affronta tutto ciò per motivi gretti e meschini. Queste pecore senza pastore hanno finalmente trovato un grande cuore, che mostra una squisita umanità e vicinanza a Dio, e che soprattutto non le disprezza affatto. Rende loro pienamente la dignità umana. Dal punto di vista religioso erano persone viventi ai margini della Legge che neppure conoscono o che comunque non potrebbero rispettare, per mancanza di mezzi. I farisei e gli scribi li chiamavano “uomini della terra”. A livello sociale e politico ci si ricordava di loro solo per dazi e imposte. Gli zeloti li ingaggiavano facilmente nelle loro schiere di azionisti estremisti, inviandoli presso movimenti di rivolta destinati al massacro. Facendo un resoconto degli studi biblici contemporanei, le condizioni sociali ed economiche delle popolazioni rurali in Palestina dovevano essere uno spettacolo miserevole e pietoso. Gesù ha un moto di autentica commozione, innanzi ad un’umanità “umiliata ed offesa”, che comunque manifesta un grande bisogno di Dio e una vivida attesa del suo Regno. Di fronte a questo “proletariato straccione”, come li definì F.Engels, profeta del comunismo materialista, Gesù non accende nessuna miccia di rivolta armata. Insegna loro dell’esistenza di Dio, della paternità divina, del Regno che ci attende il modo per conquistarlo. Gesù istruisce, eleva, li fa diventare persone umane, anzi tutto esortandoli alla fede. Non rovescia l’ordine delle priorità. La moltiplicazione dei pani e dei pesci segue all’ascolto. Non rimanda il Regno di Dio a quando avranno il ventre pieno. Esso è il premio per chi ha cercato prima il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6, 33). C’è un grande tratto inedito in Gesù. Nella tradizione dell’Antico Testamento, infatti, il pastore assicura il suo gregge con il riposo in un sicuro ovile, procura acqua e pascolo, ma non svolgeva alcuna attività d’insegnamento. Gesù, nutre il suo gregge con una dottrina che rimuove ogni ostacolo alla dignità umana.