Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui» (Mc 9,2-13).
La via dell’Amore che passa con Gesù, ormai necessariamente e logicamente attraverso l’esperienza della Croce, conduce alla gloria, ossia alla vita nuova dell’uomo nuovo ricreato in Cristo (Ef 2,15) che vive nella piena conoscenza del bene e del male ad immagine del suo Creatore (Col 3,10). Questa condizione di cielo, di vittoria e di gloria sulla falsa conoscenza che aveva provocato la caduta nella vita vecchia del peccato, viene data in un certo modo già qui sulla terra ai discepoli di Gesù. Bisogna soltanto fidarsi di Lui che è il Figlio, il primo vero uomo di cui il Padre si può compiacere e di fatto si compiace ordinando a tutti di ascoltarlo. A questo scopo Mosè aveva guidato, secondo la volontà di Dio, il popolo eletto. Per la medesima finalità erano stati suscitati i Profeti in Israele che difendevano e insegnavano le condizioni dell’Alleanza di Dio con il suo popolo, prefigurazione della nuova ed Eterna Alleanza nel suo Figlio in cui tutti gli uomini e l’universo sarebbero stati rinnovati.
Ora, sul Monte Tabor, si vede in anteprima, come in un trailer, il bellissimo “film” del compimento dell’opera della Redenzione. Per entrarvi e goderne i benefici di vita nuova, bisogna ascoltare Gesù e seguirlo per la strada del sacrificio personale come ultimamente aveva fatto Giovanni Battista. Era stato scritto già nella Legge e detto dai Profeti. Naturalmente non potevano mancare i testimoni qualificati di tanta storia di salvezza che ora giungeva al suo compimento grazie al Figlio amato, obbediente nell’amore perfetto. E sono lì, Mosè ed Elia, a compiere il loro ultimo servizio, ora a favore del nuovo popolo di Dio che sta per nascere, rappresentato in qualche modo da Pietro, Giacomo e Giovanni. Tutto si tiene bene. La Chiesa e i discepoli sono chiamati ad essere presenti nella storia per trasfigurare sé stessi e tutto ciò che dipende da loro. Devono conquistare la gloria della vita nuova di Cristo accettando di morire, come Lui, ad ogni comodo e interessato compromesso e anche ad ogni auto-sicurezza.