Sabato 7 dicembre 2024

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il Vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». (Mt 9, 35-38-10,1.6-8)


La stanchezza, il disorientamento e la disgregazione sono colte in tutta la loro gravità dallo sguardo attento del Salvatore che ha saputo coinvolgersi nelle nostre miserie. Dove manca la fede cattolica, anche oggi, l’umanità è stanca. Stanca di lottare contro mille difficoltà che rendono amara l’esistenza. Stanca di faticare senza risultato e qualche volta anche senza un perché. Stanca di non essere compresa nelle sue aspirazioni più essenziali   e vere. Stanca di essere imbrogliato e sopraffatto da mille soprusi e vittima di molte ingiustizie. Magari pensa di poter uscire da questa prostrazione con riforme sociali e cambiamenti politici, anche legittimi, ma che alla fine lo lasciano deluso. Senza una cultura cattolica si finisce in balia della confusione dei pareri, frastornati da mille messaggi e da mille proposte, non si sa più a chi credere. Trova divisione e conflitto anche là dove sembrerebbe giusto attendersi un po’ di concordia, per esempio in famiglia, nel proprio ambiente di lavoro e di vita, nella propria comunità di preghiera. Appunto per venire incontro a questa condizione infausta, Gesù sceglie i Dodici; e così dà inizio alla Chiesa. 

La Chiesa è dunque un dono che ci è dato come aiuto per farci uscire dalla nostra stanchezza, dal nostro disorientamento, dalla nostra disgregazione; e guai a trascurare o peggio a disprezzare i doni di Dio! La Chiesa ci è data come aiuto provvidenziale a superare i nostri smarrimenti e ad approdare alle certezze vitali: stiamo attenti a non fare della nostra capacità di litigare, dei nostri problematicismi, della nostra inesauribile propensione a dubitare, quasi un titolo di merito e un segno di più consapevole ecclesialità. La Chiesa ci è data come mezzo di unificazione e di concordia e allora non dobbiamo diventare mai all’interno della famiglia dei credenti profeti di divisione e di contestazione, magari all’insegna del diritto di pluralismo. Quando mancano i sacerdoti, noi siamo portati a studiare le cause del fenomeno, a organizzare inchieste, a promuovere sondaggi d’opinione. Ed è giusto. Gesù però ci dà un consiglio più semplice e ci dice: pregate. E’ la più notevole diversità che vige tra noi e il Vangelo. Noi riteniamo che i problemi del mondo si risolvano soprattutto attraverso una migliore conoscenza del mondo. Il Vangelo ci insegna che i problemi del mondo si risolvono soprattutto attraverso una più grande e intensa familiarità con Dio.

 

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