Se proteggi i bambini, costruisci la pace

Mercoledì 15 gennaio 2025. Come insegnava santa Teresa di Calcutta, se si scartano i bambini nulla impedirà agli adulti di andare avanti a fare la guerra

di Michele Brambilla

Per l’udienza del 15 gennaio Papa Francesco si ricollega a quanto detto il mercoledì precedente, denunciando ancora una volta che «centinaia di milioni di minori, pur non avendo l’età minima per sottostare agli obblighi dell’età adulta, sono costretti a lavorare e molti di loro sono esposti a lavori particolarmente pericolosi. Per non parlare dei bambini e delle bambine che sono schiavi della tratta per prostituzione o pornografia, e dei matrimoni forzati».

Il Papa ribadisce che «l’abuso sui minori, di qualunque natura esso sia, è un atto spregevole, è un atto atroce. Non è semplicemente una piaga della società, no, è un crimine! È una gravissima violazione dei comandamenti di Dio. Nessun minore dovrebbe subire abusi. Anche un solo caso è già troppo. Occorre, dunque, risvegliare le nostre coscienze, praticare vicinanza e concreta solidarietà con i bambini e i ragazzi abusati, e nello stesso tempo costruire fiducia e sinergie tra coloro che si impegnano per offrire ad essi opportunità e luoghi sicuri in cui crescere sereni».

Per quanto riguarda il lavoro minorile, il Pontefice ricorda lo sfruttamento dei bambini latinoamericani per la racconta dell’arandano (una specie di mirtillo), ma ci possono essere situazioni persino peggiori. «Nelle metropoli, dove “mordono” il divario sociale e il degrado morale, ci sono ragazzini impiegati nello spaccio di droga e nelle più disparate attività illecite», depreca il Santo Padre, che parlando della sua Argentina ricorda che «c’è un caso anche nel mio Paese, un ragazzo chiamato Loan è stato rapito e non si sa dov’è. E una delle ipotesi è che» sia caduto nella rete dei trafficanti di organi. 

«Gesù ci vuole tutti liberi, felici; e se ama ogni uomo e ogni donna come suo figlio e figlia, ama i più piccoli con tutta la tenerezza del suo cuore. Perciò ci chiede di fermarci e di prestare ascolto alla sofferenza di chi non ha voce, di chi non ha istruzione. Combattere lo sfruttamento, in particolare quello minorile, è la strada maestra per costruire un futuro migliore per tutta la società», ma non basta fare grandi dichiarazioni di principio. I diritti dell’infanzia sono stati messi nero su bianco dagli organismi internazionali, ciononostante continuano ad essere violati.

Cosa possiamo fare? Come singoli, possiamo non acquistare prodotti per i quali sono stati sfruttati bambini. «Occorre però richiamare anche le istituzioni, comprese quelle ecclesiali, e le imprese alla loro responsabilità: possono fare la differenza spostando i loro investimenti verso compagnie che non usano e non permettono il lavoro minorile. Molti Stati e Organizzazioni Internazionali hanno già emanato leggi e direttive contro il lavoro minorile, ma si può fare di più. Esorto anche i giornalisti – ci sono qui alcuni giornalisti – a fare la loro parte: possono contribuire a far conoscere il problema e aiutare a trovare soluzioni», suggerisce Francesco. 

Soprattutto bisogna comprendere che «la felicità dei più deboli costruisce la pace di tutti», come disse spesso santa Teresa di Calcutta (1910-97). Della santa il Pontefice cita la preghiera Chiedo un luogo sicuro, in cui si fa voce di tutti i bambini che vengono al mondo. Quando si scartano i bambini, significa che non c’è rispetto per la stessa vita umana. 

Il Santo Padre elenca, al termine dell’udienza, i conflitti armati in corso, ma si sofferma anche sul fatto che «l’altro ieri una frana ha travolto diverse abitazioni nell’area mineraria nello stato di Kachin in Myanmar, provocando vittime, dispersi e ingenti danni. Sono vicino alla popolazione colpita da questa sciagura e prego per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari. Non manchi a questi nostri fratelli e sorelle che sono nella prova il sostegno e la solidarietà della comunità internazionale».

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