Domenica 24 marzo 2024. Il Papa non pronuncia l’omelia della Messa della Domenica delle Palme, ma poi legge un breve indirizzo di saluto prima di pregare l’Angelus. Francesco condanna l’attentato di Mosca e rinnova la sua vicinanza a tutti i teatri di guerra
di Michele Brambilla
Vangelo lungo, omelia breve, si ironizza spesso. E quale Vangelo è più lungo della lettura integrale della Passione del Signore? Essendo l’anno B del Lezionario, il 24 marzo, nella consueta celebrazione in S. Pietro, si legge quella di Marco. Papa Francesco, però, anziché pronunciare l’omelia, anche per il perdurare dei suoi problemi di salute sceglie di far rispettare un breve momento di silenzio. Prende la parola, invece, al momento dell’Angelus, leggendo queste poche righe.
«Cari fratelli e sorelle, esprimo la mia vicinanza alla Comunità San Josè de Apartado, in Colombia, dove alcuni giorni fa sono stati assassinati una giovane donna e un ragazzo. Questa Comunità nel 2018 è stata premiata come esempio di impegno per l’economia solidale, la pace e i diritti umani», ma forse proprio per questo è stata oggetto di un crimine efferato. All’inizio della Settimana Santa lo sguardo si posa, quindi, sul tema del martirio, quello del Figlio di Dio e quello di chi compie la sua volontà. Le vittime partecipavano all’Operazione Colombia, un programma dell’Opera di don Oreste Benzi (1925-2007).
«E assicuro la mia preghiera per le vittime del vile attentato terroristico compiuto l’altra sera a Mosca», il cui computo gravita attorno alle 137 vittime. «Il Signore le accolga nella sua pace e conforti le loro famiglie. Egli converta i cuori di quanti progettano, organizzano e attuano queste azioni disumane, che offendono Dio, il quale ha comandato: “Non ucciderai” (Es 20,13)», ricorda il Pontefice.
Il Santo Padre non si mette a disquisire di rivendicazioni, ma ripete il consueto invito alla preghiera. Infatti, «cari fratelli e sorelle, Gesù è entrato in Gerusalemme come Re umile e pacifico: apriamo a Lui i nostri cuori! Solo Lui ci può liberare dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza, perché Lui è la misericordia e il perdono dei peccati».
L’invito non può che essere, quindi, «preghiamo per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono a causa della guerra; in modo speciale», e vi si sofferma a lungo, «penso alla martoriata Ucraina, dove tantissima gente si trova senza elettricità a causa degli intensi attacchi contro le infrastrutture che, oltre a causare morti e sofferenze, comportano il rischio di una catastrofe umanitaria di ancora più ampie dimensioni». La popolazione civile non può essere ritenuta responsabile di alcunché in ogni caso, pare ribadire il Pontefice.
«Per favore, non dimentichiamo la martoriata Ucraina! E pensiamo a Gaza», aggiunge richiamando l’altra grave guerra in corso, quella in Terra Santa, «che soffre tanto, e a tanti altri luoghi di guerra».