Domenica 19 maggio 2024. Lo Spirito Santo conferma in noi e nel mondo la parola di Dio, zittendo, scrisse Rebora, le chiacchiere del mondo
di Michele Brambilla
Papa Francesco, nel Regina Coeli di Pentecoste, il 19 maggio ricorda che «celebriamo la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli. Nel Vangelo della liturgia Gesù parla dello Spirito Santo e dice che Egli ci insegna “tutto ciò che ha udito” (cfr Gv 16,13)» all’interno della Trinità. Infatti «ci parla con parole che esprimono sentimenti meravigliosi, come l’affetto, la gratitudine, l’affidamento, la misericordia. Parole che ci fanno conoscere un rapporto bello, luminoso, concreto e duraturo come è l’Amore eterno di Dio: le parole che il Padre e il Figlio si dicono». Questo significa ciò che noi cattolici ripetiamo nel Credo, ovvero che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio. «Sono proprio le parole trasformanti dell’amore, che lo Spirito Santo ripete in noi, e che ci fa bene ascoltare, perché queste parole fanno nascere e fanno crescere nel nostro cuore gli stessi sentimenti e gli stessi propositi: sono parole feconde» fin dalla Creazione.
«Per questo è importante che ci nutriamo ogni giorno delle Parole di Dio, delle Parole di Gesù, ispirate dallo Spirito. E tante volte dico: leggere un pezzo del Vangelo, avere un Vangelo piccolo, tascabile e portarlo con noi, approfittando dei momenti favorevoli» al raccoglimento. «Il sacerdote e poeta Clemente Rebora, parlando della sua conversione, scriveva nel diario: “E la Parola zittì chiacchiere mie!” (Curriculum vitae)», intendendo dire che «la Parola di Dio zittisce le nostre chiacchiere superficiali e ci fa dire parole serie, parole belle, parole gioiose» che vengono da Lui.
Lo Spirito Santo si fa, così, largo in noi. Un altro modo privilegiato per guardarsi dentro e creare del silenzio interiore è l’adorazione eucaristica. «Non dimentichiamo la preghiera di adorazione in silenzio – specialmente quella semplice, silenziosa, come è l’adorazione» davanti al SS. Sacramento, insiste il Pontefice.
«Care sorelle e fratelli, leggere e meditare il Vangelo, pregare in silenzio, dire parole buone, non sono cose difficili, no, le possiamo fare tutti», continua il Santo Padre. «Sono più facili che insultare, arrabbiarsi», commenta amaramente.
«Lo Spirito Santo è Colui che crea l’armonia, l’armonia! E la crea a partire da realtà differenti, a volte anche conflittuali. Oggi, festa di Pentecoste», ribadisce il Papa, «preghiamo lo Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, perché crei armonia nei cuori, armonia nelle famiglie, armonia nella società, armonia nel mondo intero; che lo Spirito faccia crescere la comunione e la fraternità tra i cristiani delle diverse Confessioni; doni ai governanti il coraggio di compiere gesti di dialogo, che conducano a porre fine alle guerre», che elenca come è abituale. «Pensiamo all’Ucraina – il mio pensiero va in particolare alla città di Kharkiv, che ha subito un attacco due giorni fa –; pensiamo alla Terra Santa, alla Palestina, a Israele», ripete infatti mentre chiede «che lo Spirito porti i responsabili delle nazioni e tutti noi ad aprire porte di pace».
Alla pace era dedicato l’incontro, ospitato nell’Arena di Verona, che sabato 18 maggio è stato oggetto di una visita pastorale del Pontefice. Ringrazia i veronesi per l’accoglienza festosa, in particolare i detenuti della locale casa circondariale, che «mi hanno testimoniato ancora una volta che dietro le mura di un carcere palpitano vita, umanità e speranza».