Ubi Spiritus ibi libertas

Mercoledì 5 giugno 2024. Il soffio dello Spirito chiama l’uomo a cooperare liberamente al progetto di Dio sul mondo. Molto pertinente il ricordo del primo viaggio in Polonia di san Giovanni Paolo II (1979), quando divenne egli stesso l’immagine della libertà nello Spirito. Altrettanto importante l’annuncio di una raccolta dei testi del Magistero dedicati al Sacro Cuore di Gesù

di Michele Brambilla

Nell’udienza del 5 giugno, Papa Francesco osserva che «la prima cosa che noi conosciamo di una persona è il nome. È con esso che la chiamiamo, che la distinguiamo e la ricordiamo. Anche la terza persona della Trinità ha un nome: si chiama Spirito Santo. Ma “Spirito” è la versione latinizzata»: in ebraico si dice “ruach”, «che significa soffio, vento, respiro».

Questo nome, dice il Papa, contiene già una prima rivelazione dello Spirito, dato che «l’immagine del vento serve anzitutto per esprimere la potenza dello Spirito Santo. “Spirito e potenza”, o “potenza dello Spirito” è un binomio ricorrente in tutta la Bibbia. Il vento infatti è una forza travolgente, una forza indomabile, capace perfino di smuovere gli oceani», ed è soprattutto libero. Infatti «a Nicodemo, che lo va a trovare di notte, Gesù dice solennemente: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8)».

La tentazione di imbrigliare lo Spirito Santo è sempre esistita. «Pretendere di rinchiudere lo Spirito Santo in concetti, definizioni, tesi o trattati, come ha tentato di fare a volte il razionalismo moderno, significa perderlo, vanificarlo, ridurlo allo spirito puramente umano, uno spirito semplice. Esiste però una tentazione analoga anche in campo ecclesiastico, ed è quella di voler racchiudere lo Spirito Santo in canoni, istituzioni, definizioni», il che obbliga a precisare che «lo Spirito crea e anima le istituzioni, ma non può essere Lui stesso “istituzionalizzato”, “cosificato”».

«San Paolo farà di tutto ciò la legge fondamentale dell’agire cristiano: “Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà” (2 Cor 3,17)», ma troppi cattolici, assolutizzando queste espressioni, rischiano di cadere nell’errore opposto a quello sopra esposto, ovvero rifiutare completamente la mediazione istituzionale. Lo stesso «san Paolo è ben consapevole dell’abuso o fraintendimento che si può fare di questa libertà; ai Galati, scrive: “Voi, fratelli, siete stati chiamati alla libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri” (Gal 5,13). Questa è una libertà che si esprime in ciò che sembra il suo opposto, si esprime nel servizio, e nel servizio c’è la vera libertà». E’ quello che la mentalità moderna non comprende del Cattolicesimo: l’umile è molto più libero del superbo che pensa di regolare tutto con la sua ragione. 

«Conosciamo bene quand’è che questa libertà diventa un “pretesto per la carne”. Paolo fa un elenco sempre attuale: “Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal 5,19-21)», commenta il Pontefice. Solo Cristo rende liberi, come Egli stesso disse ai suoi interlocutori in una celebre pagina di Vangelo: «Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). La schiavitù da cui ci ha riscattato è quella del peccato e l’evento liberatore è la Pasqua di Gesù. 

Si comprendono, così, molto meglio le parole che Francesco rivolge ai pellegrini polacchi, ai quali ricorda che «in questi giorni state commemorando l’anniversario del primo Viaggio Apostolico di San Giovanni Paolo II in Patria», quello avvenuto 10 anni prima che crollasse il Muro di Berlino. «Avete riacquistato la libertà. Non dimenticate, però, che la libertà che viene dallo Spirito non è un “pretesto per la carne”, come dice san Paolo, ma è un impegno a crescere nella verità rivelata da Cristo ed a difenderla dinanzi al mondo», ripete loro l’attuale Successore di Pietro. 

Il Santo Padre evidenzia, inoltre, che il mese di giugno è dedicato al Sacro Cuore di Gesù e «il 27 dicembre dello scorso anno ricorreva il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque. In quell’occasione si è aperto un periodo di celebrazioni che si concluderà il 27 giugno del prossimo anno. Per questo sono lieto di preparare il documento che raccolga le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale. Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore». Il volume, annuncia, uscirà a settembre e richiede fin da ora, da parte dei fedeli cattolici, una particolare attenzione. 

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