Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”(Lc 10, 1-9)
Oggi celebriamo in tutta la Chiesa la festa di san Luca evangelista, lo “scriba mansuetudinis Christi”, come l’ha denominato il nostro Dante cogliendo la sua attenzione a presentare e riportare, nel vangelo da lui scritto, l’amore e la misericordia di Dio attraverso l’opera compiuta dal suo eterno Figlio fattosi uomo e nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo.
Secondo la tradizione, Luca proveniva da Antiochia di Siria dove aveva incontrato Paolo che lo chiama “compagno di lavoro” (Fm 24), “caro medico” (Col 4,14). Gli sarà accanto come fedele discepolo e compagno nei suoi viaggi fino a Roma ove lo assisterà in carcere nell’attesa del supplizio (2Tm 4,11).
Luca, autore del libro degli Atti degli Apostoli, rimase affascinato dalla comunità apostolica che, appena uscita dal Battesimo nello Spirito, appariva già un cuor solo, un’anima sola (cfr. At 4,32) suscitando ammirazione e attrattiva, insieme a persecuzioni, mentre tutti annunciavano con franchezza, secondo i vari carismi e ministeri ricevuti dallo Spirito Santo nel Cenacolo, la conversione a Gesù Cristo morto e risuscitato e il perdono dei peccati nel suo nome. Si moltiplicavano infatti sotto gli occhi di tutti i frutti di conversione con il diffondersi del messaggio e del mistero di Cristo.
Il caro medico è anche autore del terzo Vangelo, pervaso interamente dalla prospettiva dell’ammissione di tutti i popoli alla salvezza in Cristo (Lc 3,6; 7,1-9; 13,28-30; 24, 45-47). I poveri, i peccatori, i deboli, le donne, i pagani (Lc 5, 29-32; 7,36-50; 8,1-3; 10,21-22): sono tutti chiamati a partecipare alla gioia del Regno di Dio accettando la stessa chiamata di Gesù Salvatore alla sua bontà, alla sua misericordia, alla sua dolcezza e alla sua gioia seguendolo nel suo cammino verso Gerusalemme, al Calvario e alla Gloria della Risurrezione.
Certamente, come sempre, questa è la prospettiva della Chiesa e dunque di noi cristiani che oggi abbiamo il compito, non di subire scoraggiati il tentativo in atto del cambio d’epoca per la devastazione dell’uomo, ma di chiamare nuovamente tutti, quanto più possibile, alla luce e all’amore del regno di Dio.
Lo sappiamo: li dobbiamo attrarre con la preghiera e con la semplice e buona dottrina catechistico-spirituale che ci abilita a dire a tutti, in vari modi, di prepararsi a partecipare alla nuova civiltà del trionfo del Cuore Immacolato di Maria da lei stessa promesso.