In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». (Mc 8, 34-9,1)
In realtà, anche se non la si trova nei documento giudaici, perché associata all’idea della pena di un malfattore, la crocifissione non era un fatto sporadico in Israele, ma un supplizio molto frequente. Gesù può essersi riferito alla croce per indicare il colmo dell’abiezione, richiesta al discepolo per la sua sequela. D’altro canto “se Dio non costruisce la casa invano fatica il costruttore”, che comunque… deve sollevare il mattone, altrimenti nessun muro si edifica da sé. Così eleva la nostra vita incarnando il Vangelo e proponendolo in modo esuberante in modo che: “Eructavit cor meum verbum bonum”, trabocchi il nostro calice di saporoso cristianesimo, mellifluo, al punto che inebri il prossimo della misteriosa presenza di un consigliere ammirabile che non lascia scampo a qualsivoglia sintomo di morte. Quando le tenebre si fanno più fitte, ricorri alla giaculatoria del cieco, puntualmente sanato dal Salvatore: “Signore Gesù, Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore”. La salute ridonata porta sempre ad un presente salvato, carico di memoria delle grazie ricevute, ed è un presente che sempre si ripresenta. Fonda la speranza cristiana. Avrai sempre qualcosa di cristiano da proporre al prossimo. Quando si prega, si hanno sempre parole di vita eterna e soprattutto la vicinanza, la confidenza, l’agio nel pensarci: “Io e Gesù”, affermano ciò che sarà un giorno, quando nessuna vergogna ci separerà da un caldo abbraccio con il nostro redentore.